Il successo di Obama, il rischio per l’Italia

La speranza è che la fine delle sanzioni assicuri alla società iraniana un tale benessere da convincere anche le punte più estremiste del regime komeinista che la crescita ottenuta con la convivenza pacifica sia preferibile ai sacrifici imposti da uno stato di guerra permanente. Ma la certezza è che da adesso in poi scatta la corsa agli armamenti atomici per tutti i Paesi sunniti che si oppongono alla vocazione egemonica dell’Iran sciita. E questa corsa, che vedrà impegnata in primo luogo l’Arabia Saudita, rischia di creare le condizioni per una futura guerra nucleare tra i Paesi in lotta per ragioni religiose e politiche nell’intero mondo arabo.

Chi, in Italia, plaude il patto storico voluto da Barack Obama ed inneggia alla capacità mediatrice della Mogherini guarda solo alla speranza ed alla possibilità di ripresa degli affari tra le aziende italiane e Teheran. Ma il realismo impone di guadare anche e soprattutto alla certezza della corsa all’armamento nucleare in un’area che è molto distante dagli Stati Uniti, ma che è terribilmente vicina al bacino del Mediterraneo ed al nostro Paese.

L’accordo voluto da Obama e benedetto dalla Mogherini rende l’Italia Paese confinante con un rischio nucleare. Un rischio che forse non è immediato, ma che è sicuramente certo ed altrettanto sicuramente molto vicino. Chi pensa che l’Arabia Sauditi, i Paesi sunniti del Golfo e lo stesso Egitto rimangano con le mani in mano per i prossimi dieci anni in attesa che l’Iran sciita costruisca la sua bomba per conquistare l’egemonia nel mondo arabo è molto peggio di un illuso. È un irresponsabile. E che immagina che Israele si accontenti delle promesse di aiuti militari di Obama e si metta con l’animo in pace ad aspettare la propria distruzione nucleare da parte del regime iraniano è al tempo stesso sia un irresponsabile che un illuso.

E allora? La risposta è semplice. L’Italia non può fare altro che tentare di approfittare della fine delle sanzioni per riprendere i suoi rapporti commerciali con l’Iran ma, al tempo stesso, deve incominciare a preoccuparsi dell’inderogabile necessità di dotarsi di una difesa adeguata al rischio nucleare che viene dalla sponda meridionale del Mediterraneo.

Più che salutare il patto storico voluto da Obama, allora, bisogna porre allo stesso Presidente degli Stati Uniti il problema concreto di farsi carico delle conseguenze che il suo operato è destinato a scaricare sui suoi tradizionali alleati europei. Gli Stati Uniti non possono limitarsi ad offrire garanzie di difesa alla sola Israele. Debbono estendere queste garanzie a tutti i Paesi europei che da domani dovranno convivere con il rischio da loro creato. Le primavere arabe volute dall’amministrazione democratica americana ci hanno esposto al rischio invasione. Ora la prosecuzione di quella strategia politica ci espone al rischio nucleare. Renzi che aspetta a far sentire la propria voce?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:19