Adesso basta!

Maledetta Europa, ora hai i tuoi morti! Ma questo è il momento di tenere i nervi a posto. Tuttavia, non ci tranquillizza di sapere che la strage di Parigi sia frutto della mediocrità delle odierne leadership occidentali. Ha ragione Silvio Berlusconi nel dire che sono degli incapaci.

Tutti loro, da Barack Obama ad Angela Merkel, da Nicolas Sarkozy prima e François Holland dopo a David Cameron, con la demenziale invenzione delle primavere arabe hanno scoperchiato il vaso di pandora dello scontro di civiltà e ora non sanno come richiuderlo, ricacciando dentro i mostri che intanto ne sono usciti. Se finora hanno negato l’evidenza di una guerra scatenataci contro dall’integralismo islamico, adesso non possono fingere di non sapere. I morti sono là che parlano. Raccontano di vite spezzate, di sogni infranti, di speranze cancellate a ritmo di Kalashnikov. E di bombe. Bisogna ascoltare l’assordante silenzio della morte per riconoscere che siamo oltre il punto di non ritorno. Abbiamo davanti un nemico strutturato, perfettamente addestrato, ben equipaggiato e dotato di ingenti risorse finanziarie che combatte utilizzando una doppia strategia bellica.

L’Isis conduce una guerra convenzionale in Siria e Iraq dove ha conquistato un territorio di dimensioni statuali e agisce sul fronte della guerra asimmetrica, impiegando le quinte colonne “behind enemy lines”, dietro le linee nemiche, per azioni di guerriglia urbana. I sicari dell’unico Dio compassionevole e misericordioso sono tra noi. La loro missione nel cuore dell’Occidente è di creare terrore per annichilire gli infedeli. Che possiamo fare? Una cosa sola: combattere! Benché la parola suoni stonata alle orecchie dei pacifisti da salotto che ci hanno ammorbato l’esistenza con il loro umanitarismo, è giunto il momento di guardare in faccia la realtà. Se gli scarafaggi invadono la casa rendendola invivibile, bisogna procedere alla disinfestazione radicale. E quelli che in nome del loro dio, di Allah, massacrano, sgozzano, stuprano, incendiano, distruggono sono come gli scarafaggi: per disfarsene vanno sterminati. Gli inetti che siedono nelle cancellerie occidentali devono trovare il coraggio di compiere il passo decisivo: andare alla fonte del contagio per annientare il male. Piaccia o no bisogna mettere gli “scarponi a terra” in Siria, in Libia e tornare in Iraq e, stanandoli ad uno ad uno, casa per casa, chiudere la partita. Bisogna, invece, smetterla con le ossessioni giustificazioniste e con la sociologia sessantottina da “mettiamo i fiori nei nostri cannoni”.

Bisogna darci un taglio col pensare che il nemico sia la Russia di Vladimir Putin e non gli scarafaggi che ci stanno invadendo la casa. Ma, si dirà, c’è un problema “Assad” in Siria. E con questo? Se ci si avvita sulle polemiche di chi mettere al suo posto dopo averlo detronizzato si rischia, tra qualche anno, di non avere più un’Europa libera e democratica. Se, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, i leader della coalizione anti-nazista si fossero accapigliati prima di combattere, oggi saremmo tutti sudditi del Reich millenario di Adolf Hitler. I nani di oggi prendano esempio dai giganti di ieri: prima si schiaccia il nemico, poi ci si accorda sul futuro. Il 21º Gruppo d’Armate britannico del generale Bernard Montgomery, il 12º Gruppo d’Armate americano di Omar N. Bradley e l’Armata Rossa di Georgy Zukov fecero a gara per chi per primo avesse conquistato Berlino, radendola al suolo nella tragica primavera del 1945.

I popoli, consapevoli del pericolo, non si misero a perdere tempo con quelle imbecilli espressioni del tipo: “siamo tutti polacchi”, dopo la caduta di Varsavia, o “siamo tutti francesi” quando i soldati del Reich sfilavano, al passo dell’oca, sotto l’Arc de Triomphe a Parigi. Cari buonisti piagnoni, se proprio avete bisogno di uno slogan per trovare il coraggio di dirvi diversi dai tagliagole prendete a prestito il lapidario motteggio del Marchese del Grillo: “Noi siamo noi e voi non siete un cazzo!”. Credeteci, vi servirà.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:19