L’Islam radicale è come Cosa Nostra

Questa storia di fare stragi negli stadi ancora non ha ricordato ai grandi commentatori giornalistici qualcosa? Possibile che abbiano tutti dimenticato le deposizioni di un certo Gaspare Spatuzza che raccontava che i fratelli Graviano, per ordine di Totò Riina, volessero farne una allo stadio Olimpico e che all’ultimo momento non funzionò il telecomando per un pulmino pieno di tritolo parcheggiato appena fuori dalle entrate dell’impianto sportivo? Alzheimer di massa per i giornalisti italiani?

Non si vorrebbe pensare che in nome del politically correct verso l’ideologia islamista, che è la degenerazione ideologico-culturale di una religione che già di per sé contiene tutti questi germi violenti, stavolta qualcuno abbia omesso di ricordare. E preferito dimenticare.

Eppure la stessa parola mafia, a ben vedere, viene anche dal verbo arabo “uafa”, che tra le sue innumerevoli accezioni di significato ha anche quella di reciproco completamento. Il participio “mahuafia” sarebbe l’etimologia della parola siciliana: assistenza reciproca. Ma, a parte le teorie semantiche, come si fa a non vedere che i metodi con cui i corleonesi seminavano il terrore in Sicilia sono molto simili a quelli usati da Hamas a Gaza o dall’Isis a Raqqa? E che lo stragismo fondamentalista ne è solo una conseguenza? Queste bande armate che tengono la gente in soggezione costringono le donne a uscire coperte come dei bacherozzi per strada, perseguitano omosessuali, cristiani ed ebrei, grassano i negozianti ed estorcono denaro ai ricchi, come le vogliamo chiamare se non mafie locali?

Ecco, oggi l’Islam che semina il terrore negli stadi – andrebbe detto ad alta voce dai vari Saviano che narrano solo quel che a loro più si confà per stare sempre in prima pagina – è diventata la mafia o la neo-mafia del Nord Africa e del Medio Oriente. E risponde alle operazioni militari e di polizia dell’Occidente con attentati stragisti dentro i confini dell’Europa e dell’America.

Sono mafiosi che usano la religione esattamente come i mammasantissima usavano e ancora adesso usano le cerimonie religiose cristiane nei paesi di ‘ndrangheta e camorra. Non hanno Santa Rosalia, ma allo stadio durante il minuto di silenzio per le vittime di Parigi prima della partita amichevole tra Turchia e Grecia fischiavano, gridavano “buu” e poi l’urlo liberatorio “Allahu akbar”. Loro sono le future reclute dell’Isis e del terrorismo islamico. Aprite gli occhi.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:09