Da noi l’emergenza non serve, c’è già

Sbaglia chi si allarma temendo che l’esempio francese faccia scuola anche in Italia e da un momento all’altro possa spuntare qualcuno a Palazzo Chigi deciso ad imitare Hollande ed a chiedere una serie di leggi e poteri speciali per combattere il terrorismo islamico. Chi nutre questa preoccupazione compie un serio errore. Non perché nel nostro Paese non possa venire fuori un qualche imitatore del socialista autoritario francese. In fondo è dai tempi della rivoluzione dell’89 che noi italiani non facciamo altro che ispirarci politicamente ai francesi. Ma perché per combattere il terrorismo degli islamisti da noi non c’è alcun bisogno di emanare poteri e leggi speciali. Da noi le leggi emergenziali ci sono già da lungo tempo. E non riguardano solo la lotta al terrorismo di ogni colore e genere, ma si estendono ai settori più vari della società nazionale arrivando anche a comprendere, oltre al fenomeno mafioso e della criminalità organizzata, anche i reati patrimoniali e corruttivi che si consumano nella Pubblica amministrazione.

Questa legislazione emergenziale è in vigore dagli anni Settanta. E, sia pure provocando distorsioni nello Stato di diritto attraverso l’applicazione del principio che il reato penale non è più solo personale ma è anche collettivo, ha ottenuto sicuramente una serie di buoni risultati. Ha debellato il terrorismo politico degli anni di piombo ed è servita a fronteggiare l’ala militare della mafia. I suoi più tenaci fautori sostengono che può e deve funzionare anche nei confronti della corruzione. Ma i risultati non corroborano questa insistenza ad allargare a dismisura l’emergenza alla società italiana. Se la linea della semplice repressione giudiziaria fosse risultata effettivamente e completamente vincente, mafia, camorra e ‘ndrangheta non controllerebbero intere regioni e la corruzione non sarebbe così profondamente incistata nella struttura burocratica del Paese.

Le leggi emergenziali, comunque, ci sono. E consentono le indagini interminabili, le intercettazioni a strascico, le carcerazioni preventive tese a favorire le confessioni “spontanee” degli imputati e molte altre nefandezze che macchiano il sistema giudiziario nazionale. Dai francesi, quindi, non dobbiamo imparare nulla. E non solo sul terreno giudiziario, ma anche su quello istituzionale. Perché le modifiche costituzionali chieste da Hollande per aumentare i poteri del governo, il nostro Parlamento le ha di fatto già varate con la dequalificazione del Senato, con la riforma della legge elettorale e con quella riforma della Rai che tra non molto assicurerà a Palazzo Chigi la potestà piena ed assoluta sul servizio pubblico radiotelevisivo.

L’obiettivo delle nostre riforme, ovviamente, non era la lotta al terrorismo islamico. Ma che importa? Per una volta i cugini sono stati anticipati. Purtroppo nella corsa verso la deriva autoritaria!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:18