Non sono soltanto gli scarafaggi dello Stato Islamico ad annunciare l’intenzione di piantare la bandiera del califfato in Piazza San Pietro. Altri, nel nome di Allah, hanno le stesse mire. Sono i miliziani di Hamas che, dalla Striscia di Gaza, infiammano la popolazione con idee ugualmente farneticanti. Un video diffuso sul web lo testimonia. Le immagini mostrano Yunis Al Astal, autorità spirituale di Hamas e membro del parlamento dell’Autorità Palestinese, arringare la folla promettendo “l’occupazione di Roma, di tutta l’Europa e delle due Americhe”, nonché il massacro di ebrei e cristiani “fino all’ultimo di loro”. Se questo è l’islam con il quale dialogare, siamo messi bene!

Alla sfida lanciata dal gruppo terrorista di Hamas le autorità di Bruxelles rispondono non prendendolo a cannonate, come si dovrebbe, ma versandogli fiumi di denaro. La montagna di soldi piovuti dal cielo della nostra imbecillità viene scaltramente utilizzata dagli estremisti islamici della Striscia di Gaza per comprare armi e addestrare assassini con i quali colpire alle spalle Israele. Ma sappiamo dalla viva voce dei suoi capi che la strategia di lungo termine di Hamas prevede che la conquista non si fermi a Gerusalemme e alla Galilea, ma approdi nel cuore dell’Occidente apostata.

L’Unione europea si è bevuta il cervello nel pensare che la soluzione stia nel fare accordi di pace con simili pendagli da forca. Se Hamas finora non è riuscita a nuocere come avrebbe voluto non lo si deve allo spirito pacifico e democratico che certo non alberga nella sua ideologia, ma soltanto al buon lavoro del governo di Gerusalemme e degli apparati di sicurezza israeliani che hanno neutralizzato la minaccia. Almeno per ora. Tuttavia, non bisognerebbe dimenticare che la lotta per contrastare un nemico assai insidioso sia costata agli israeliani un alto prezzo di sangue, in vite umane di civili innocenti. L’Europa dovrebbe essere grata a quel piccolo popolo operoso e libero per il sacrificio al quale quotidianamente si offre. Invece, i primi ad accoltellare alla schiena Israele, infamandola con accuse pretestuose, sono stati proprio i “brontosauri dello Zoo di Bruxelles”. Il boicottaggio disposto dalla Ue delle merci prodotte da imprese israeliane nei territori della Cisgiordania è un atto semplicemente vile. È una vergogna assoluta aver deciso una simile misura sanzionatoria. Il rischio poi che dalle cose si passi a discriminare gli esseri umani è concreto.

La Storia del Novecento avrebbe dovuto pur insegnare qualcosa. Invece da quest’Europa indegna dei suoi più nobili ideali continua a trasudare un fetido olezzo antisemita. In questi giorni, il governo di Benjamin Netanyahu ha interrotto le relazioni diplomatiche con le istituzioni e i rappresentanti dell’Unione europea rifiutandone la presenza al tavolo dei negoziati con i palestinesi. Come dargli torto? Se un arbitro invece di arbitrare indossa la maglia di una squadra è giusto che esca dal campo. Per il momento tutta l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale è spostata su quello che sta accadendo in Siria, ma prima o dopo si dovrà riparlare del dramma israeliano e dell’ambiguità palestinese. Speriamo che nel frattempo alle principali cancellerie occidentali siano approdati leader che sappiano comprendere la centralità del ruolo d’Israele nella stabilizzazione dello scenario mediorientale. Se volesse essere coerente con se stesso, questo Occidente dovrebbe smetterla di trafficare con gli ambigui governi dell’area, che sono i neanche tanto occulti protettori del peggiore jihadismo.

Davvero questa strabica Unione europea reputa sensato spalancare le braccia al turco Recep Erdoğan, che non fa mistero di coltivare mire imperialiste a sfondo religioso e di continuare a prendersela con Israele che resta l’unico caposaldo di democrazia e libertà sulla sponda orientale del Mediterraneo? Se è così, allora questo mondo è proprio impazzito.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:13