Il vento della destra fischia su Milano

Su Milano ha soffiato il vento della destra europea. All’incontro organizzato da Matteo Salvini si sono ritrovati i vertici dell’Enf (Europe of Nations Freedom), il gruppo che riunisce al parlamento europeo i partiti euroscettici del continente. Tema della manifestazione: “Più liberi, più forti. Un’altra Europa è possibile”. Sul palco hanno preso posto i rappresentanti del Partito della Libertà olandese, del Knp polacco, di Romania Unita, del Fpo austriaco, del Velaams Belang belga-fiammingo, oltre che politici della destra britannica e ceca. E poi c’era lei, madame Marine Le Pen, la nuova stella di Francia sulla quale erano puntati i riflettori dei media. Marine ha parlato di civiltà e di radici cristiane dell’Europa, rievocando l’editto di Milano di Costantino del 313 d.C.. Ha citato De Gaulle, forse per fare dispetto a papà Jean- Marie, e Sant’Ambrogio. Ha tuonato contro l’Euro e contro l’austerità che ci è stata imposta da un’Unione che sente il bisogno di mettere il naso nella distribuzione dei compiti tra moglie e marito. Il trattato di Schengen Marine lo ha definito un’infamia. Poi ha puntato il dito contro le politiche sull’immigrazione che stanno mettendo in ginocchio tutto il continente europeo.

Ma il mattatore del meeting di Milano è stato il “capitano” della Lega Nord che tuonato contro la poca cultura di un’Europa che rinuncia ad avere un’identità. Salvini ha dribblato l’accusa di essersi convertito al nazionalismo sostenendo l’opportunità di una strategia dei due tempi: prima ci riprendiamo le chiavi di casa nostra e poi decidiamo cosa fare. Richiamata anche la questione dell’importazione indiscriminata di prodotti provenienti da altre zone del pianeta e commercializzati con l’evidente scopo di danneggiare le produzioni locali.

Alla signora Merkel, che Salvini individua come la responsabile di una politica economica comunitaria suicida non l’ha mandato a dire: “Noi vogliamo difendere i prodotti nazionali, se lo mangi lei il riso della Birmania che magari le fa bene”. Fino a qualche tempo fa sarebbe stato inimmaginabile che un’iniziativa politica del genere facesse notizia. Ma perseguire il rilancio delle sovranità nazionali è visto oggi come una risposta possibile all’espansione progressiva, all’interno dell’Unione, di un’entità sovraordinata tecnocratica e finanziaria, opaca e non condizionabile attraverso sistemi di controllo democratico delle decisioni. E questo non può non destare interesse. Per la destra europea, quindi, l’obiettivo è battersi contro il progetto delle élite e dei poteri forti di gestire il continente attraverso l’implementazione di regole che mirano alla destrutturazione degli stati nazionali. A Milano sono apparsi chiari i contorni di un’idea d’Europa fondata su un sistema confederato di nazioni forti e indipendenti che non rinuncino ai propri valori, che valorizzino le diversità e che scelgano di fare alcune cose insieme per il bene comune lasciando il resto al diritto inalienabile di autodeterminazione e di autogoverno dei popoli.

Nonostante le contestazioni dei soliti imbecilli “nazisti rossi” dei Centri sociali, bisogna registrare il sostanziale successo dell’iniziativa. Il leader leghista si è affermato come riferimento europeo, in coabitazione con la più carismatica Marine, per una corrente di pensiero anti-globalizzazione e fortemente identitaria. Quanto poi questa visione d’Europa sia sostenibile è tutto da vedere. Resta il fatto che, nel giorno della “Canossa” renziana alla corte di Angela Merkel, l’altro Matteo si colloca da protagonista alla testa di un progetto alternativo. Il deficit di autorevolezza internazionale che gli italiani rimproverano al governo Renzi stride con il protagonismo di Salvini. E questa differenza di peso specifico conterà non poco nelle urne di primavera.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08