Bagnasco e la memoria   lunga dei cattolici

Mettiamoci d’accordo. Se Papa Francesco elogia Napolitano, la Bonino e la Giusi Nicolini di Lampedusa, la sua sortita viene salutata come una sorta di atto di assoluzione e di benedizione per l’ex comunista che aveva giustificato i carri armati sovietici a Budapest, per la radicale che in gioventù aveva praticato gli aborti clandestini con le pompe per le biciclette e per la sindaca convertitasi all’accoglienza indiscriminata dopo aver visto che per la sua isola l’arrivo dei profughi era un affare.

Viceversa, se il cardinale Angelo Bagnasco rileva che per le questioni di coscienza il voto segreto è la regola di tutti i parlamenti dei sistemi democratici, ecco che chi si è mostrato papalino quando il Santo Padre ha mostrato le sue simpatie e preferenze, diventa un anticlericale accanito e denuncia l’insopportabile ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato.

Non c’è contraddizione tra chi si mostra papista ed anticlericale a seconda delle circostanze. Perché in realtà non è né l’uno né l’altro, ma è solo un furbacchione italico che passa da un campo al campo opposto a seconda del proprio vantaggio.

Non c’è da scandalizzarsi per un fenomeno fin troppo ricorrente. C’è, semmai, da riflettere su possibili effetti politici del papismo o dell’anticlericalismo intermittenti di chi pensa di trarre comunque un utile dalle apparenti contraddizioni delle gerarchie cattoliche.

È difficile stabilire se il peronismo progressista di Papa Francesco sposti consenso in favore del peronismo renziano. Il Presidente del Consiglio gode già del sostegno dichiarato della parte più di sinistra del mondo cattolico e ha ben poco da guadagnare dall’impressione popolare che il Papa argentino è terzomondista ed anche un po’ filocastrista. Viceversa deve fare molta attenzione alla dichiarazione di guerra implicita pronunciata dal Presidente della Cei sulla legge delle unioni civili. Bagnasco rappresenta l’altra faccia del mondo cattolico, che non è terzomondista e filocastrista ma è banalmente contraria all’utero in affitto. E questa parte importante dell’area cattolica, sia pure nel rispetto che si deve al primato del successore di Pietro, ha la memoria lunga e sa bene che i Papi passano ma il principio della difesa della famiglia rimane al centro dell’azione della Chiesa. Renzi, in sostanza, rischia di pagare in termini di consensi elettorali lo scotto della sua forzatura sul testo integrale della Legge Cirinnà.

Chi la fa, in fondo, deve sempre aspettarsela!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05