Il pluralismo e la   democrazia dimezzata

L’alleanza editoriale tra le famiglie Agnelli, De Benedetti e Perrone, che porterà alla creazione di un gruppo unitario in cui figureranno “la Repubblica”, “La Stampa”, “Il Secolo XIX” e le testate locali del “Gruppo L’Espresso”, non inciderà in alcun modo sul pluralismo informativo del Paese. L’omologazione culturale e politica tra i quotidiani delle tre grandi famiglie è in atto ormai da alcuni decenni. E non sarà una fusione tecnica tra le società editrici delle testate in questione a modificare in qualche modo la realtà presente. Le conseguenze dell’operazione ricadranno, semmai, sugli organici redazionali, che presumibilmente subiranno le conseguenze delle inevitabili economie di scala. Ma sul terreno del pluralismo informativo non ci saranno cambiamenti di sorta. Neppure dopo che la famiglia Agnelli avrà dato seguito all’annuncio di voler uscire da Rcs ed il Corriere della Sera dovrà trovare un altro socio in sostituzione di quello che ne ha deciso linea e destino dalla fine degli anni Ottanta dello scorso secolo in poi. Chiunque andrà ad occupare il posto degli Agnelli in Rcs non modificherà di una virgola la linea del giornale che, pur essendo il concorrente diretto de la Repubblica debenedettiana, non è mai suscito dall’alveo della stessa omologazione politica e culturale.

Chi pensa ai precedenti storici ricorda che tra i primissimi atti del regime fascista ci furono le operazioni dirette a cambiare la proprietà del Corriere della Sera (dagli Albertini ai Crespi) ed a fascistizzare gli editori delle altre principali testate giornalistiche italiane. Ma quei precedenti non servono oggi. E non perché non ci sia un regime in via di consolidamento in atto. Ma perché il processo di uniformazione conformistica delle grandi testate cartacee e dei media nazionali si è già completato da tempo e non c’è alcun bisogno, da un punto di vista politico, che a questo processo segua necessariamente una fase di accorpamenti societari e di accordi commerciali.

L’accordo tra Agnelli, De Benedetti e Perrone, quindi, non provocherà una qualche riduzione del pluralismo informativo. Per la semplice ragione che quella riduzione c’è già stata e l’allineamento dei grandi media pubblici e privati ad un Esecutivo sempre più personalizzato è già stato abbondantemente completato.

È la democrazia dimezzata, bellezza! E non c’è null’altro da fare che difendere i margini di libertà rimasti!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05