Futuro centrodestra:   iniziativa neoliberale

Se avesse aderito a chi gli chiedeva di puntare su Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi avrebbe abdicato di fatto al suo ruolo di leader del centrodestra e consegnato virtualmente lo scettro di nuovo capo del fronte dei moderati a Matteo Salvini. Se, al contrario, avesse rotto definitivamente con la leader di Fratelli d’Italia e convinto Guido Bertolaso a convergere su Alfio Marchini, Berlusconi avrebbe non solo frantumato definitivamente il tradizionale schieramento di centrodestra, ma avrebbe anche avviato un processo destinato a portare Forza Italia all’interno di un progetto neo-centrista destinato, presto o tardi, a creare un supporto moderato (come ipotizza Pier Ferdinando Casini) al Partito Democratico di Matteo Renzi depurato degli ultimi post-comunisti.

Insistendo su Bertolaso, invece, Berlusconi ha deciso di non spezzare definitivamente il centrodestra tradizionale e neppure di riprendere la vecchia strada del Nazareno. Ha di fatto isolato e sterilizzato il caso Roma rinviando la definizione della strategia futura del proprio partito a dopo le elezioni amministrative ed a quando la battaglia referendaria sulle riforme costituzionali renderà inevitabile un riavvicinamento tra le diverse componenti dell’ex Popolo della Libertà.

La decisione del Cavaliere è stata saggia. Ma il futuro del centrodestra non potrà venire fuori solo dal crogiolo ribollente del referendum. Nella battaglia referendaria le posizioni più radicali di Salvini appariranno inevitabilmente come quelle trainanti dell’area moderata e quell’abdicazione evitata adesso tornerà inevitabilmente d’attualità. Il risultato sarà quindi quello di un centrodestra a trazione lepenista, con l’automatico risultato di chiudere il fronte moderato nel ghetto di un’opposizione inamovibile e consegnare definitivamente a Renzi il ruolo di unica alternativa al caos proposto dal Movimento Cinque Stelle.

Se si vuole evitare che il centrodestra si ghettizzi non c’è altra strada che tornare a rendere l’alleanza, tra Lega e Fratelli d’Italia da una parte e Forza Italia e componenti centriste dall’altra, un patto paritario. Ma come farlo se i numeri dicono che l’area lepenista di Salvini e Meloni è destinata a raccogliere più voti dell’area più moderata? La risposta è tutta nella capacità di iniziativa politica.

Il centrodestra, in sostanza, può essere ricostruito in maniera equilibrata solo dall’interno di Forza Italia e delle componenti centriste non colluse con il regime renziano a condizione che nasca un progetto neoliberale e neo-popolare in grado di intercettare la domanda di saggia innovazione e di corretto sviluppo senza estremismi, isterismi e dilettantismi che viene da larghi settori del Paese. L’alternativa al Nazareno ed alla prospettiva di morire tutti renziani può venire solo da un’iniziativa di questo tipo. Che non può non avere come leader storico e naturale altri che Silvio Berlusconi, ma che deve essere portata avanti da gente nuova e da tutti quelli che non hanno mai rinunciato a fare dell’Italia una Repubblica fondata non solo sul lavoro ma anche sulla libertà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08