Sui marò attenti a cantare vittoria

Che Matteo Renzi fosse un millantatore lo sapevamo da un pezzo, ma che le sue millanterie potessero essere pericolose oggi ne abbiamo conferma. Dal Tribunale Arbitrale dell’Aja è giunta effettivamente una notizia positiva: la Corte si è espressa favorevolmente sul rimpatrio di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Ricordiamo che il Tribunale Arbitrale dovrà pronunciarsi sull’attribuzione della giurisdizione nel caso della petroliera “Enrica Lexie” e della presunta uccisione dei sedicenti pescatori indiani di cui sono accusati i due marò.

Com’è noto il nostro Governo, dopo anni di inutili traccheggiamenti, ha deciso di rivolgersi alla giustizia internazionale per stabilire chi tra i due Paesi, l’India e l’Italia, avesse diritto a processare i presunti responsabili del fatto di sangue. Tuttavia la decisione, benché favorevole, non dà alcuna certezza sulla vittoria finale, come invece ha voluto far credere il nostro Premier abbandonandosi ad un entusiasmo inappropriato. Inoltre, tocca fare i conti con l’oste. Dall’altra parte della barricata c’è l’India, che non è un modello di Stato di Diritto. Il governo presieduto da Narendra Modi si sente più forte del debole omologo italiano e vuole dimostrarlo. Non a caso da New Delhi hanno fatto sapere, a dispetto della pronuncia dei giudici dell’Aja, che sarà comunque la loro Corte Suprema ad avere l’ultima parola sui due marò.

In particolare, l’attenzione si focalizza sulla sorte di Salvatore Girone che è ancora costretto alla reclusione domiciliare presso la nostra ambasciata a New Delhi. Gli indiani lo stanno usando come ostaggio e neppure si preoccupano di dissimulare le loro reali intenzioni. Si comportano con l’Italia più da Stato-canaglia che da nazione civile. Fanno la voce grossa per mostrare al mondo di essere una potenza temibile. Purtroppo l’inconsistenza dei governi italiani che si sono succeduti da quando, nel febbraio 2012, è esploso il caso, ha fatto da sponda a tanta inammissibile tracotanza. Prova ne è il comportamento di New Delhi rispetto all’altro marò, Massimiliano Latorre, che oggi è in Italia per curarsi dai postumi di un ictus.

Già il Tribunale internazionale per il diritto del mare di Amburgo (Itlos), al quale l’Italia si era rivolta l’estate scorsa, pur escludendo una propria competenza a decidere sull’attribuzione della giurisdizione, aveva comunque ordinato alle parti di sospendere ogni attività processuale in attesa che la Corte dell’Aja si pronunciasse nel merito. Ciò comportava che Latorre restasse in Italia senza dover far rientro in India alla scadenza della licenza precedentemente accordatagli dalla Corte Suprema di New Delhi. Così avrebbe dovuto essere. Ma l’India se ne è fregata dei giudici di Amburgo e in questi mesi ha continuato ad emanare provvedimenti di proroga del permesso concesso per motivi di salute al nostro fuciliere di marina, di fatto rivendicando a sé l’esclusiva competenza a decidere.

Girone è ancora nelle loro mani. Le autorità indiane hanno già annunciato che valuteranno la possibilità del suo rilascio a patto che l’Italia fornisca adeguate garanzie di restituzione dei due marò in caso di vittoria nel giudizio arbitrale. Il che vuol dire la prosecuzione di un ignobile tira-e- molla sulla pelle dei nostri connazionali. Girone non è al sicuro, quindi che ha da festeggiare il signor Renzi? Pensi piuttosto a cosa fare nel caso in cui il governo indiano dovesse rifiutarsi di obbedire alla Corte dell’Aja. I nostri marò hanno già dato alla causa dell’insipienza italiana, pagando un ingiusto prezzo per qualcosa che non hanno compiuto. Si faccia in modo che questo strazio cessi. Per il bene loro e di tutti gli italiani che hanno a cuore l’onore e la dignità del tricolore. È ora di dire basta!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02