Il contrordine di Papa Francesco

Contrordine fedeli! La Chiesa, che aveva combattuto e perso la battaglia perché nella Costituzione europea venisse fissato il riferimento alle radici giudaico-cristiane del Vecchio Continente, ha cambiato radicalmente la propria posizione. Papa Francesco, ricevendo dalle massime autorità europee il Premio Carlo Magno intitolato al simbolo dell’identificazione tra Europa e Cristianesimo, ha annunciato la fine della guerra per il riconoscimento delle radici cristiane e ha proclamato l’avvento di una nuova fase storica in cui l’identità fondante di una nuova Europa sia multiculturale e basata sul dialogo, l’integrazione, il confronto ed il compromesso.

A qualcuno questo annuncio di Bergoglio ha fatto venire in testa che la rinuncia alle radici cristiane e la scelta dell’identità multiculturale cancella in un colpo solo lo stesso Carlo Magno, Carlo Martello, la “reconquista”, Lepanto, Vienna, secoli di “mamma li turchi” ed anche parecchi secoli di feroce predominio coloniale cristiano su un Islam declinante ed addormentato.

Ma per chi non usa la storia come fattore di rassicurazione e di rafforzamento delle proprie convinzioni religiose, le parole del Pontefice non suscitano alcuno scandalo. Se è il Papa a rinunciare all’identità cristiana dell’Europa, perché mai a rivendicare questa caratterizzazione dovrebbero essere quelli che interpretano la storia non in chiave religiosa ma laica?

Al Papa, semmai, andrebbe sommessamente e rispettosamente sottolineato che il passaggio da un’identità monoculturale (cattolici protestanti, ortodossi e, paradossalmente, anche agnostici ed atei del Vecchio Continente sono figli di un’unica tradizione storica e culturale) ad una identità multiculturale non è un processo dall’esito positivo scontato, ma un passaggio storico tempestoso che può anche produrre non il dialogo e l’integrazione ma l’incomunicabilità ed il conflitto.

L’estrema pericolosità di una fase del genere nasce da due fattori di fondo. Il primo è che la tanto decantata identità multiculturale sarebbe in realtà una identità biculturale, quella cristiana e quella islamica. Il secondo è che mentre sul terreno religioso le due componenti possono dialogare in nome del comune monoteismo, è sul terreno politico e civile che il confronto ed il compromesso tra le due storie e le due culture risultano di fatto impossibili.

O è l’Islam che identifica Dio e Cesare che accetta di piegarsi (ed integrarsi) ad una società che ha dovuto passare per infinite guerre di religione prima di fissare una separazione netta tra lo Stato e la religione. O, viceversa, è la società aperta dei diritti e delle libertà dell’individuo che subisce nel tempo la supremazia di chi persegue un modello di convivenza dove le regole religiose si identificano con quelle civili. Un modello che la Chiesa cattolica è stata costretta ad abbandonare nell’Europa secolarizzata, ma che nel Papa gesuita suscita ancora qualche nostalgia e forse un po’ di attrazione nei confronti di chi è pronto ad immolarsi per imporre il predominio della propria religione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08