Se “Onestina” incontra Matteo Renzi

Oggi a Milano si celebra la giornata nazionale del latte italiano. Sarebbe dovuta essere una festa invece sarà un funerale. La Coldiretti denuncia che, negli anni della crisi e delle regole europee, è stata strage di stalle, di capi di bestiame e di produttori. E di 32mila posti di lavoro polverizzati. La globalizzazione per questo comparto d’eccellenza dell’agroalimentare italiano ha significato furto di valore e trionfo degli inganni. E a Milano oggi se ne parlerà. Ci sarà tanta brava gente che chiede di poter continuare a fare il proprio mestiere mungendo a un prezzo giusto e onesto senza dover temere l’aggressione di una concorrenza sleale portata sulle ali del “low cost”.

E ci sarà “Onestina”, pronipote della mucca simbolo della battaglia per la difesa del made in Italy. È previsto che nel corso della manifestazione comparirà anche Matteo Renzi che non vorrà perdere occasione di regalarsi l’ennesima tribuna dalla quale lanciare uno spot pubblicitario sul suo governo delle meraviglie. Invece, sarebbe bene che il premier raccontasse altro. Innanzitutto si scusasse per l’inconcludenza che è stata la cifra della sua presidenza semestrale dell’Unione europea. Avrebbe dovuto spendersi per il riconoscimento del “made in Italy”. Appunto: avrebbe dovuto, ma non lo ha fatto. Ora che la frittata è fatta desse almeno qualche risposta concreta ai problemi che assillano questo comparto produttivo. Sarebbe anche opportuno che dicesse qualcosa sul TTIP di cui troppo si tace. Il che è francamente sospetto. Il negoziato sul trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico, che prevede l’abbattimento dei dazi e delle barriere non tariffarie per rendere più fluido l’interscambio commerciale tra Europa e Stati Uniti, procede senza che nel paese si sia aperto un serio dibattito sul rapporto rischi-benefici che deriverebbero a produttori e consumatori italiani dalla sua introduzione. Per gli idolatri del liberismo tout court è l’eldorado, mentre per gli stakeholder italiani è una mina piazzata sulla già complicata strada della nostra economia.

A luglio è previsto un nuovo round di incontri tra i partner, eppure non se ne parla. Dobbiamo accontentarci della laconica dichiarazione del neo-ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che promette di vigilare sui rischi di un’invasione di quello che l’opinione pubblica ha imparato a conoscere come “italian sounding”. Si tratta di porcherie realizzate dall’altra parte dell’Atlantico che, per attirare la credulità dei consumatori, evocano nelle etichette nomi di produzioni italiane di qualità. Finora si è riusciti a tenere fuori dalla porta queste schifezze che attentano al gusto e alla salute dei consumatori. Con un’indiscriminata apertura delle frontiere tutto questo non sarà più possibile. Se non saranno posti limiti al Trattato sugli scaffali dei supermercati comparirà robaccia di tutti i tipi, realizzata in dispregio delle severe regole che il nostro sistema in passato si è dato in materia di produzione degli alimenti. Con non poche chances di successo visto che costano meno. Già da tempo quest’Unione europea nostra nemica sta cannoneggiando la qualità delle produzioni italiane con assurdi provvedimenti deregolatori, come con la storia della direttiva sull’introduzione del latte in polvere nella fabbricazione dei formaggi. Il TTIP potrebbe essere il colpo di grazia. Ci mancano solo gli americani e poi siamo a posto.

Se Renzi fosse un leader serio dovrebbe guardare negli occhi “Onestina” e dirle che il TTIP non ci toglierà il suo latte. E dovrebbe rassicurare gli italiani che lui non accetterà nulla di negativo per loro, anche se glielo dovesse imporre la signora Merkel. Ma siamo certi che non lo farà perché come spesso si scrive sul nostro giornale: lui è solo chiacchiere e distintivo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:03