Il reality di Renzi

Più che rinviare la data del referendum per mettere in sicurezza la legge di stabilità da un’eventuale caduta del Governo in caso di vittoria del “No”, bisognerebbe anticipare il momento della consultazione referendaria. Il rinvio al 3 dicembre, con conseguente anticipazione dell’approvazione della legge di stabilità indispensabile per non finire nelle mani della grande speculazione internazionale e subìre una sorte peggiore di quella greca, è un’ipotesi accarezzata dai collaboratori di Matteo Renzi. Ma appare difficilmente realizzabile. Non solo perché votare in inverno è tradizionalmente escluso. Ma perché presuppone un iter tranquillo della legge che un tempo veniva chiamata “Finanziaria”, eventualità che nessuno può garantire vista l’estrema debolezza di una maggioranza dove le spinte antirenziane diventano sempre più forti ed insistenti. È comprensibile, allora, che il Quirinale guardi con grande preoccupazione la tempesta perfetta che si va addensando sul Governo e sugli equilibri politici del Paese.

Per scongiurare il pericolo si potrebbe anticipare la data del referendum. Da ottobre a settembre. Per dare il tempo necessario al Parlamento di affrontare e risolvere, con un Governo istituzionale d’emergenza destinato a varare la legge di stabilità, preparare una nuova legge elettorale e gestire le successive elezioni anticipate, la sicura crisi che potrebbe scaturire da una sempre più probabile bocciatura referendaria della riforma costituzionale voluta da Renzi.

Ma anche questa strada appare difficile e tutta da verificare. Anche se il Premier ha iniziato la sua campagna referendaria da parecchio tempo e sembra deciso a portarla avanti con decisione senza alcuna pausa nei prossimi mesi estivi.

Il nodo è nelle mani del capo dello Stato. Ed è un nodo molto complicato da sciogliere perché a renderlo intrecciato e complesso all’inverosimile non sono state le circostanze esterne ed accidentali, ma l’errore madornale commesso dal Presidente del Consiglio nel personalizzare al massimo l’appuntamento referendario.

Spersonalizzare ciò che è stato personalizzato all’inverosimile è un’impresa disperata. E non è affatto detto che Renzi voglia farlo. Il suo non è stato un errore umano. E neppure diabolico. È stato il frutto di un’assoluta mancanza di senso dello Stato dovuta alla sua ingenua convinzione di non trovarsi al vertice della scena politica del Paese ma sul set di un reality o di un talent televisivo. Ma la realtà, alla lunga, vince sempre su ogni finzione.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:07