Terrorismo “molecolare”

Il terrorismo islamico (“molecolare”) ha un Dna? Direi di sì. Del tutto simile a quello delle cellule tumorali e delle relative metastasi. Si infiltra nei corpi sani e li ammalora e, talvolta, li uccide (vedi le vittime del Regno Nero del Califfato) grazie alla sua potenza virale. L’Rna? Ma è la parte del Corano che obbliga ogni fedele alla sua Jihad, che sarebbe in teoria una lotta interiore contro il Satana che è in noi. Poi, però, il nodo sta proprio nella assoluta indivisibilità nell’Islam tra Stato e Religione, per cui i mullah o gli imam dettano la legge morale e civile con le loro “fatwe” (sorta di editti che obbligano i fedeli all’osservanza assoluta delle disposizioni in esse contenute). Quindi, che cosa sta accadendo nel mondo, con Daesh, Al Qaeda et similia? Semplice. Questa neoplasia ha fabbricato un Rna che ha codificato nelle sue proteine ideologiche (la cui ragione d’essere è la guerra senza quartiere ai “Crociati” - l’Occidente tutto - e ai miscredenti), il seguente comando che ogni buon fedele musulmano è tenuto a rispettare: “Whoever stands in the ranks of Kufr will be a target for our swords and will fall in humiliation”.

Tradotto: “Chiunque si trovi nel campo dei miscredenti sarà il bersaglio privilegiato delle nostre spade e verrà umiliato”. Questo, in fondo, rappresenta il carattere “globale” del terrorismo islamico, ancor meglio sintetizzato dall’espressione “Pubblico combattente”. Ovvero, qualunque persona che non sia un islamico ortodosso (e gli sciiti non lo sono, com’è noto!) è un nemico dell’Islam e va, alternativamente: convertito, decapitato o sottomesso. In quest’ultimo caso, però, l’Islam deve aver già conquistato il territorio dove vive il non-islamico: qualora ebreo o cristiano la sua esistenza è tollerata, previo pagamento di una tassa. È interessante capire il parallelismo con quanto accadde a Guantanamo, a seguito dell’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Allora, i sospettati di terrorismo catturati dai soldati e dall’intelligence Usa in Iraq, Afganistan e nel resto del mondo, venivano custoditi nella base cubana con la sigla (giuridicamente rilevante) di “nemico non combattente” (“non-combacting enemy”, in sigla Nce). Le definizioni sono anche qui molto importanti.

In base alla legge emergenziale americana, Ar 190-8, l’alinea interessata recita che: “The captive is a combatant but should be stripped of protections of Pow status because of his actions and therefore may face war crimes charges”. Cioè, se classificato Nce al soggetto recluso non si applica lo status di “Pow” (“Prisoner of war”, prigioniero di guerra), perché può venire classificato come “criminale di guerra”. Quindi, in quanto tale può essere indefinitamente detenuto senza avvocato e giusto processo, a discrezione dell’Autorità che lo custodisce. Ecco, per quell’Rna del terrorismo molecolare che ho appena descritto tutti i suoi nemici, le cellule sane da aggredire, sono “combacting bystanders”: passanti, avventori casuali, bambini, donne, anziani. Nessuna distinzione è possibile. La fede in Allah è il solo discrimine: da una parte i fedeli (sunniti radicali), dall’altra - quelli da annientare - tutti gli altri, musulmani “eretici” (come gli sciiti) compresi!

Voi capite bene come questo un messaggio universale eserciti un irresistibile fascino (guerresco), in modo particolare, su non pochi marginali alla ricerca di redenzione dei loro peccati terreni e di gloria immortale (annientando quanti più nemici e infedeli possibili) attraverso il sacrificio della propria vita, in cui l’atto suicida ha valore di purificazione. E questo è il vero problema per tutti gli apparati di sicurezza del mondo intero. Qualsiasi oggetto diviene un’arma. Quelle proprie, come i fucili d’assalto (Bataclan e aeroporti di Ankara e Bruxelles); o i coltelli che danno luogo ad attacchi casuali e isolati, una sorta di corpo a corpo in cui si affonda la lama nel nemico (tecnica diffusa tra i palestinesi radicali di Hamas); oppure un grosso Tir come a Nizza, in cui si studia con cura l’occasione della più grande festa nazionale francese per prendere d’infilata (come facevano le mitragliatrici austriache con i nostri poveri fantaccini della Prima guerra mondiale, mandati allo sbaraglio dai loro generali felloni e incapaci!) l’interrotta stringa di passanti in giro a festeggiare sul marciapiede del lungomare.

E sapete quale è la cosa che mi irrita di più? Sentir dire che la protezione in assoluto dal rischio terrorismo (senza mai, però, pronunciare “islamico”!) “non” esiste. Bravi. Bene. Bis. Se sono queste le analisi di membri autorevoli del Governo, che Dio ce ne scampi e liberi! È come certificare che una vittima è stata investita sui binari senza poi accertare le responsabilità del macchinista del treno che l’ha travolta. Certo, il pilota è al- Baghdadi, o chi per lui. Ma la motrice? Paradossalmente, quella gliel’abbiamo fabbricata noi! Prima invadendo l’Iraq, e poi facendo saltare tutti i regimi laici e dispotici che facevano da cani da guardia per impedire che costoro, jihadisti e radicali, si installassero al potere. Poi, con un colpo di genio, siamo andati a bombardare a casaccio un po’ dappertutto, senza più rischiare un solo soldato. Sicché il Califfo Nero ha trovato la risposta alla superiorità aerea assoluta degli occidentali (Russia compresa!) nel “terrorismo molecolare”, per l’appunto, portato a termine - preferibilmente - da “martiri” insospettabili, con la stessa cittadinanza delle loro vittime! Costruendo così un circuito altamente perverso: noi bombardiamo e loro ci scatenano come possono le cellule tumorali che ammalorano di un sentimento di profonda insicurezza il resto della comunità mondiale. Il rimedio? Ce lo dicano i signori ministri della Difesa e dell’Interno.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:38