La follia collettiva dopo Monaco e Nizza

L’aspetto più singolare della tragedia di Monaco è stato il gigantesco e collettivo sospiro di sollievo tirato dai dirigenti politici e dagli intellettuali e giornalisti di tutto il mondo occidentale alla notizia che il responsabile della strage era un ragazzino depresso e malato e non un terrorista dell’Isis. Un analogo sospiro di sollievo si era verificato in occasione del massacro di Nizza. Ma l’iniziale soddisfazione si era rapidamente interrotta dopo la scoperta che lo squilibrato del camion non aveva agito da solo ed in preda ad una crisi nervosa, ma aveva programmato da tempo la sua azione in compagnia e collaborazione con altri complici.

Cosa dicono il sospiro pieno dopo Monaco e quello a metà dopo Nizza? Che per le classi dirigenti occidentali è infinitamente meglio avere a che fare con dei disadattati e con dei folli piuttosto che dover prendere atto della guerra all’Occidente proclamata e portata avanti con la massima determinazione dalle minoranze terroristiche del radicalismo islamico.

Non importa se non esiste difesa alcuna dai pazzi decisi a fare stragi e se, soprattutto, l’apparizione di questi pazzi è la punta dell’iceberg di quella psicosi di massa che cresce in maniera incontrollata in tutte le società occidentali. Per le élite europee ed americane è infinitamente meglio sapere che il virus della follia sta provocando una sorta di pandemia all’interno del proprio mondo piuttosto che dover prendere atto che c’è una guerra in atto condotta in maniera feroce da parte di chi vuole soggiogare questo stesso mondo.

Per queste élite la follia di massa è più accettabile della guerra. Il ché sarebbe anche giusto se la follia fosse controllabile e la guerra avesse le dimensioni e la portata di quei tanti conflitti locali e minori che hanno punteggiato i settant’anni successivi al secondo dopoguerra occidentale. Ma appare completamente sbagliato se si considera che la follia di massa non sembra essere curabile, che la guerra anomala del terrorismo si diffonde a ritmo incalzante a livello planetario e che, a ben guardare, lo stesso rifiuto di prendere atto del conflitto armato condotto dai terroristi può essere considerato l’espressione di quanto le stesse élite siano state colte dalla pandemia della pazzia collettiva. Forse è arrivato il momento di affrontare il problema dell’alterazione mentale delle classi dirigenti occidentali. Che non vanno rottamate, ma curate!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07