L’Italia degli uomini e dei caporali

A Ventimiglia va in scena la realtà. Ciò che denunciavamo da tempo si sta puntualmente verificando: i nostri vicini d’Oltralpe stanno sigillando i varchi. Sono stufi di raccogliere tutta quella varia umanità migrante che il nostro Governo vorrebbe far passare oltreconfine sotto banco, alla chetichella. E hanno ragione. In nome di quale delirante ideologia dell’accoglienza dovrebbero lasciarsi invadere? Sono per questo razzisti e xenofobi? Certo che no. Sono semplicemente schierati a difesa di un principio che è sacrosanto: la tutela dell’integrità identitaria delle proprie comunità nazionali.

Ciò che altrove è ancora considerato un valore per qualcuno in Italia suona come una bestemmia, un atto sacrilego perpetrato in danno della fede assoluta nel multiculturalismo e nel mito della società polietnica. Conseguenza drammatica dell’irrigidimento degli Stati confinanti è la certezza che il nostro Paese verrà sommerso da masse di disperati, giunti loro malgrado al capolinea nella corsa alla conquista della terra promessa. Terra, l’Italia, che non è quella desiderata ma è pur sempre migliore di quella abbandonata. Tuttavia, un’onda di piena così vasta non è destinata a spegnersi con facilità. È scontato che gli immigrati venuti dal Sud del mondo continueranno a premere per riuscire a varcare le nostre frontiere settentrionali. Ciò vuol dire che le forze dell’ordine dovranno compiere uno sforzo immane per contenerli e impedire che creino disordini.

Intanto le comunità locali delle aree di confine sono costrette a subire sulla propria pelle questa tragedia senza averne colpa. Che male hanno fatto gli abitanti di Ventimiglia, di Como o gli altoatesini del Brennero per meritare tutto questo? Pagano le tasse allo Stato? Sono o no cittadini della Repubblica italiana? Gli abusivi dei palazzi romani, invece, hanno deciso che costoro debbano avere più doveri e meno diritti: vi sembra giusto?

Questo Governo di incapaci che sta perdendo tutte le sfide possibili sul piano internazionale vuole stravolgere per sempre il volto e il destino della nazione facendo dell’Italia l’hot-spot dell’Occidente. I “compagni” del centrosinistra, sfruttando l’evoluzione dello scenario libico, avrebbero potuto bloccare una volta per tutte l’immondo traffico di esseri umani che dalle coste del Paese nordafricano fa rotta verso le acque territoriali italiane. Avrebbero dovuto avviare un’operazione di polizia internazionale sul suolo libico per impedire ai barconi di prendere il mare o, una volta intercettati nel Canale di Sicilia, per riportarli agli accosti di partenza. Ma non lo hanno fatto per scelta politica e ideologica. Per Matteo Renzi e i suoi sodali va bene così: che nulla cambi! Il Governo è soddisfatto perché pensa, con la storia dell’accoglienza, di cavare qualche mancia finanziaria dalle mani dei partner europei; le autorità ecclesiastiche sono felici perché sentono realizzata la loro missione ecumenica; il sottobosco clientelare che ruota intorno alla politica gongola perché il business degli immigrati rende bene: più della droga, come “autorevolmente” sosteneva il noto esperto di malaffare Stefano Buzzi.

Insomma, tutti contenti tranne i comuni cittadini. Eppure, il diabolico loop nel quale siamo avvitati ci porterà alla rovina. Nonostante tutta l’insopportabile retorica sulla superiorità morale della società solidale, profusa a piene mani, siamo come rimasti imprigionati in un fotogramma di quel profetico film del 1955 diretto da Camillo Mastrocinque e interpretato da Totò e Paolo Stoppa: “Siamo uomini o caporali?”. Oggi come ieri ci sono gli uomini, che siamo noi comuni mortali, che subiscono le angherie del potere e poi ci sono tutti loro, i “caporali”, quelli che in un modo o nell’altro stazionano sempre sul ponte di comando della storia, che ci vessano. A questo punto la domanda sorge spontanea: per quanto ancora si andrà avanti senza reagire?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02