Quelli che votano “No” o “Sì” turandosi il naso

La geniale “confessione politica” di Indro Montanelli del votare per un partito (la Democrazia Cristiana) “turandosi il naso”, si attaglia a qualsiasi chiamata alle urne, in qualsiasi repubblica democratica, in qualsiasi sistema elettorale e, dunque, anche nei referendum. Certo, aggiunge oggi il simpatico ministro Giuliano Poletti, per il referendum la risposta deve essere secca, un “Sì” o un “No”, non si può “essere incinte a metà”. Ma questo vale per il giorno della chiamata alle urne. Non prima, non adesso e nei prossimi mesi, ché il problema dei competitors nei due campi, è bensì quello di chiedere un voto, sapendo però che esiste una platea vastissima di astenuti e indecisi, circa la metà, e constatando, nell’ultimo sondaggio, che il 52 per cento degli italiani è intenzionato a votare “No”. Il punto interessante in questa competizione è notare come esista un’area, diciamo così di pensiero, che voterebbe il “No” o il “Sì” turandosi il naso.

È sempre difficile se non impossibile quantificare gli appartenenti a ciascuna delle due aree e il nostro ragionamento rischia di apparire fatuo o velleitario. Rischio che corriamo perché l’impressione degli ultimi interventi del Premier, in ispecie nei “faccia a faccia” di Lilli Gruber (fino ad ora la più scafata a gestirli, il che non è poco con l’aria televisiva che tira) è di rivolgersi ad entrambi gli ambiti di quel pensiero tuttora incerto, pencolante ma coll’implicita metafora del naso turato. Per molti - a mo’ di esempio - il “primo” Stefano Parisi, sembrava uno di quelli del “Sì”, col gesto montanelliano, ma ci fermiamo qui, sperando di non aver aggiunto ulteriori sospetti sulla sua fedeltà ai sacri princìpi di Forza Italia, perché sono già tanti ora, figuriamoci dopo.

Il fatto è, tuttavia, che, sempre secondo l’ultimo e autorevole sondaggio, soltanto il 10 per cento degli intervistati conosce il contenuto del referendum. Il che non depone neppure a favore degli stessi media, a cominciare dal talk show in voga, ma, soprattutto, invia un duplice messaggio al Premier: che il “suo” referendum è o appare non solo o non tanto di complicata-burocratica fattura, ma soprattutto, è una chiamata alle urne per dire un “No” a lui in persona, al di là dello stesso contenuto. Se solo il 10 per cento ne conosce la sostanza ma il 52 per cento è contro. È persino ovvio constatare la portata essenzialmente politica di questo “No”, per ora vincente, e non meno ovvia la gravissima, quasi incomprensibile pulsione iniziale renziana nell’aver contribuito in modo decisivo alla mutazione di un’elezione referendaria per sua natura neutrale, in un “giudizio di Dio”, o con me o contro di me. Ha cioè offerto un’arma micidiale sia ai tradizionali avversari, di destra e di sinistra e nell’ex suo Partito Democratico, sia, soprattutto a Beppe Grillo che, sono pronto a scommetterci, sarà il vero se non l’unico vincitore in caso di trionfo del “No”.

Che adesso Matteo Renzi abbia fatto marcia indietro, soprattutto su input di Giorgio Napolitano, potrebbe apparire tardi e forse lo è. Ma non ci sembra il tipo da rinunciare a giocare tutte le sue carte in direzione, appunto, di quei “turatori del naso” la cui altalena suggerisce un approccio più competitivo, più azzeccato, più raffinato. Il Renzi dei due faccia a faccia gruberiani, il primo con uno mediaticamente competentissimo come Marco Travaglio, il secondo con uno molto meno competente come Gustavo Zagrebelsky, sembra viaggiare in questa direzione perché in entrambi i casi, non solo ha vinto - ai punti con Marco, per ko con Gustavo - ha pensato di far sorgere in quei, tanti o pochi altalenanti di Forza Italia, la sgradevole sensazione di essere alleati di ferro se non entusiasti (Brunetta dixit) con i loro tradizionali supernemici.

E vabbè che il Cavaliere non è ancora sceso in campo, e vabbè che mancano ancora due mesi, e vabbè che quelli contro il Renzi dell’economia che non decolla e delle tasse che non scendono, sono davvero tanti. Ma se la differenza la facessero, hai visto mai, quelli che si turano il naso?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:02