L’Italia che emigra

In queste ore i riflettori sono puntati sui migranti che arrivano a migliaia dal mare e che vanno accolti, rifocillati e sistemati da qualche parte sul patrio suolo. Ma di quelli tra i nostri concittadini che mollano gli ormeggi per cercare fortuna e futuro all’estero non si parla. Come mai? Dietro la leggenda metropolitana del “siamo tutti migranti” è occultata la triste contabilità della “partita doppia” della migrazione. Ci sono le entrate e ci sono le uscite. Ci sono gli immigrati e ci sono gli emigrati. E non è la stessa cosa. Tra i due flussi c’è una differenza che ipoteca l’avvenire della nostra comunità. Nel mare magnum del buonismo dilagante, oltre che alle sorti dei disperati del Sud del mondo in procinto di accomodarsi alle nostre tavole, non sarebbe male dare un’occhiata ai numeri della disperazione made in Italy.

L’occasione ci è offerta dalla pubblicazione del rapporto “Italiani nel mondo 2016”, presentato ieri a Roma dalla Fondazione Migrantes. Secondo i dati dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) al 1 gennaio 2016 è stato registrato un incremento del 3,7 per cento di espatri rispetto all’anno precedente. Già nel 2015 la quota di emigrazione aveva toccato il picco di 107.529 fuoriusciti, il 6,2 per cento in più dell’anno precedente. Nell’arco dell’ultimo decennio la mobilità in uscita dal nostro territorio nazionale è cresciuta del 54,9 per cento. Il grosso degli espatri ha riguardato i giovani della fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Il primato regionale delle partenze, storico appannaggio del Meridione, è passato di mano. Sorprenderà scoprire che in testa alla graduatoria delle migrazioni ci sono il Veneto e la Lombardia che, per paradosso, sono anche tra le regioni che accolgono più immigrati.

Ora, questi numeri potranno stare bene ai filosofi del morbo multiculturalista che profetizzano un mondo senza confini e senza radici, ma per quanto ci riguarda essi costituiscono la “pistola fumante” di una politica fallimentare che ha perseguito con metodo scientifico l’annientamento di ogni concreta azione di salvaguardia dell’interesse nazionale. Il Moloch che ci domina ha in odio il valore dell’identità e fa di tutto per averne ragione. Un esempio: l’argomento principe dei fautori dell’accoglienza no-limits si fonda sull’illusione che gli immigrati, con il lavoro svolto a casa nostra, un giorno pagheranno il welfare e le pensioni dei nostri anziani.

Domanda: se l’attuale Governo, mediante sensate policies mirate a stimolare la crescita economica si fosse fatto carico di dare un’opportunità occupazionale seria a quei 107mila e spicci di italiani che se ne sono andati nel 2015, lo Stato non avrebbe comunque fatto cassa introitandone tasse e contributi? O si vuole sostenere che il lavoro dei clandestini sia più desiderabile di quello degli autoctoni? Delle fatiche, del sudore, delle competenze e delle sane costumanze dei nostri giovani e anziani che se ne vanno potranno godere gli Stati che li accolgono. Germania e Gran Bretagna in testa. Perché la manodopera che mandiamo via è, prima di ogni altra cosa, umanamente qualificata. E questo all’estero conta. Chiedetelo agli inglesi cosa pensano dei lavoratori italiani, se davvero hanno tutta questa voglia di liberarsene, Brexit o non Brexit. Ma tutto ciò conta niente per il blocco di potere che ci governa: conta solo favorire il business dei clandestini. Che pacchia 35 euro al giorno per accogliere un immigrato fresco di barcone! È proprio vero: la solidarietà ti cambia la vita, eppure l’auto, la villa al mare e il conto in banca. Per la vulgata buonista, dei nostri che vanno via non ci si deve preoccupare perché essi non sarebbero come tutti gli altri che arrivano: bisognosi.

Migranti “desideranti”, è così che il lessico buonista definisce gli italiani che espatriano. Capite? Partono non perché non vedono futuro a casa loro, ma perché da cittadini del mondo in nuce sono desiderosi di viaggiare. E noi questa indecente cialtroneria dovremmo prenderla per oro colato? Ma quando finirà questa farsa?

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 19:41