Le Primarie  per il centrodestra

Il 4 dicembre non sarà solo il giorno del “Giudizio di Dio” sul referendum costituzionale e sulla sorte del Governo di Matteo Renzi, ma sarà anche il momento in cui si aprirà la campagna elettorale del 2018. Da quel momento in poi mancherà un anno e mezzo alla scadenza naturale della legislatura e diventerà indispensabile per tutti i partiti incominciare a preparare l’appuntamento con una verifica elettorale destinata in ogni caso a provocare un grande cambiamento sulla scena pubblica nazionale.

È inutile sottolineare come l’esito del referendum segnerà in maniera decisiva il 2017, cioè l’anno che precederà il voto delle Politiche. Ma qualunque possa essere il risultato e le sue conseguenze, in particolare quelle che riguarderanno la nuova legge elettorale, è certo che tutte le componenti dell’attuale sistema tripolare saranno obbligate a ridefinire i rispetti assetti di vertice per arrivare pronti ed adeguatamente attrezzati ad affrontare la “madre di tutte le battaglie”.

Il problema comune ai tre fronti è quello della scelta dei candidati-Premier. Chi sarà l’uomo di punta del Movimento Cinque Stelle? Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista o qualche altro destinato a spuntare nel prossimo anno dalla Rete e dal cilindro di Beppe Grillo e Davide Casaleggio? Matteo Renzi riuscirà a mantenere il ruolo di leader incontrastato della sinistra o si troverà ad avere un qualche “nemico a sinistra” ancora da definire? E, soprattutto, chi sarà nel centrodestra ad assumere il compito di guidare lo schieramento moderato verso un traguardo che può segnare il suo rilancio come forza determinante del futuro governo del Paese?

Nessuno dubita che se la Corte europea dovesse ridare onore ed agibilità politica a Silvio Berlusconi la questione sarebbe risolta in partenza. Ma se un’ipotesi del genere non si dovesse verificare, chi e come sarà chiamato a prendere una decisione così delicata e soprattutto decisiva?

L’esperienza maturata in occasione delle ultime elezioni amministrativa stabilisce in maniera fin troppo evidente che la scelta del candidato-Premier del centrodestra non può avvenire senza coinvolgere il popolo dei moderati. Le cooptazioni e le designazioni provenienti dai vertici ristretti provocano fratture, incomprensioni, tensioni e sicure sconfitte. La strada da seguire deve necessariamente prevedere la mobilitazione ed il parere preventivo degli elettori dell’“area plurale” del centrodestra. Questa strada può essere definita quella delle “Primarie”. Ma sotto questo nome si nascondono meccanismi estremamente diversi tra di loro. Si tratta di scegliere quello migliore, che non può neppure lontanamente essere simile a quello del Partito Democratico. E farlo al più presto. Per non perdere tempo ed arrivare al meglio alla scadenza del 2018!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:08