Le strade di Renzi portano alla sconfitta

Per convincere la maggioranza degli italiani a votare “Sì” al referendum sulla riforma costituzionale, Matteo Renzi ha scelto di seguire due strade precise. Entrambe dirette a conquistare il consenso di quell’elettorato moderato che in tempi passati veniva definito “maggioranza silenziosa” e che il Premier ha definito semplicemente di “destra”. La prima è stata quella delle promesse clientelari, come ha dimostrato l’uso straordinario delle mance elettorali (dai cinquanta euro ai pensionati agli annunci di riduzione delle tasse) e, soprattutto, il massiccio stanziamento di soldi pubblici per gli amministratori del Partito Democratico di quelle regioni meridionali dove i sondaggi davano il “No” in larga prevalenza. La seconda quella del terrorismo catastrofista incentrata sulla minaccia di una qualche forma di Apocalisse (dal caos politico alla vittoria di Beppe Grillo, dal crollo dell’economia alla scomparsa di otto banche italiane con conseguenti evaporazioni dei conti correnti di cinque milioni di risparmiatori).

Il risultato del 4 dicembre dirà se le due strade seguite da Renzi hanno portato all’obiettivo tanto agognato. Ma è certo che i guasti prodotti da queste due strategie sul tessuto politico e sociale del Paese lasceranno segni forse indelebili sulla storia degli italiani e su quella dello stesso Presidente del Consiglio.

L’esaltazione del metodo clientelare messa in mostra da Renzi con la sua giustificazione ed il suo incondizionato apprezzamento per il metodo di governo del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, costituisce una regressione agli aspetti più deteriori dell’Italia del primo Novecento e del secondo dopoguerra. L’esigenza di vincere ad ogni costo il referendum fa perdere di vista al Premier che questa regressione è destinata a diventare il marchio inconfondibile del proprio stile di governo. Se Giovanni Giolitti è passato alla storia come il “ministro della malavita” e la classe dirigente della Prima Repubblica come quella del malaffare, Renzi rischia di diventare sinonimo di clientelismo ai limiti del codice penale.

A sua volta, il ricorso al terrorismo catastrofista fatalmente indirizzato ad essere smentito dai fatti reali diventa un colpo micidiale ad un Premier che magari potrà anche uscire vincitore dal referendum, ma non sarà più credibile agli occhi di una larghissima fetta degli italiani. Renzi non sembra curarsi di questo pericolo. E sostiene che basta avere il cinquanta più uno la sera del 4 dicembre per cambiare verso all’Italia. Ma non si rende conto che in questo modo, anche se riuscisse a vincere, ha creato le condizioni per la sua futura ed inevitabile sconfitta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:04