La grande occasione del centrodestra

La possibile scissione del Partito Democratico e le prime crepe che la giunta comunale di Virginia Raggi provoca nel Movimento Cinque Stelle pone un problema di grande responsabilità allo schieramento moderato. Sulla carta il centrodestra appare come l’unico in grado, se unito, di poter offrire all’opinione pubblica del Paese una concreta possibilità di governo. Se dei tre poli due si sgretolano il terzo diventa inevitabilmente il solo in grado di diventare l’asse politico del Paese e garantire stabilità nella prossima legislatura. Ma il centrodestra è in grado di presentarsi unito o è destinato a seguire la strada della frantumazione seguita dalla sinistra e dal movimento antisistema di Beppe Grillo?

Chi ha un minimo di memoria storica sa che nella Seconda Repubblica del bipolarismo ciò che si verificava su un fronte si riproduceva quasi automaticamente su quello avverso. Al partito a vocazione maggioritaria di Walter Veltroni si contrappose il Popolo della Libertà lanciato da Silvio Berlusconi nel famoso discorso del predellino.

Questo significa che rispetto alla scissione di fatto del Pd e alla lacerazione dei grillini tra puri anticemento e impuri pronti al compromesso con costruttori e tifosi romanisti, la separazione tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni da una parte e Silvio Berlusconi dall’altra verrà confermata e accentuata provocando la frantumazione dei tre poli e la nascita di un sistema politico talmente frazionato da rendere impossibile ogni maggioranza?

Se il problema fosse personale, cioè tra Salvini che pretende la leadership e Berlusconi che non la vuole lasciare, una qualche soluzione potrebbe anche essere trovata. È vero che il cosiddetti “patti della staffetta” della Prima Repubblica non hanno mai funzionato. Ma un tentativo per riesumarli potrebbe anche essere tentato.

Il problema, però, non è solo personale ma politico. Perché il sovranismo estremo, il lepenismo e il trumpismo cavalcati da Salvini e Meloni sono fatalmente antagonisti con il riformismo europeo e nazionale di Forza Italia e dei ceti produttivi del Paese. Questo significa che l’ingovernabilità sarà il tratto dominante della prossima legislatura? O significa che di fronte all’occasione di tornare a essere l’unica forza di governo del Paese il centrodestra sarà capace di trovare, in nome della responsabilità nei confronti della società italiana, una linea di compromesso tra populismo e riformismo?

L’auspicio di una risposta positiva al secondo interrogativo è scontato. Insieme a una considerazione. Chi si assumerà la responsabilità del mancato accordo ne sconterà le conseguenze. L’irresponsabilità, alla lunga, si paga!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57