Berlusconi da Vespa, frizzante come lo champagne

Diavolo di un Berlusconi! Passano gli anni, crollano gli imperi, ma lui è sempre lì, più tonico che mai. Pronto a rituffarsi nella mischia, come fosse il 1994. L’altra sera nel salotto di “ Porta a Porta”  l’Italia televisiva ha avuto un saggio di che pasta debba essere fatto un leader. Il vecchio leone di Arcore ricompare in un talk-show alla vigilia dei ballottaggi per le elezioni comunali. Ovvio che non sia un caso. Berlusconi ha fiutato l’aria e sente profumo di vittoria. Per il centrodestra unito, s’intende. Oggi si è insieme alla Lega e a Fratelli d’Italia. E domani pure. Il programma già c’è. Si tratta di liminare le poche differenze che ancora resistono, in particolare con la Lega. Il punto dolente è sempre quello: stare o non stare nell’euro. Diavolo di un Berlusconi! Pur di trovare la quadra con gli alleati tira fuori l’idea della doppia moneta. Come nel dopoguerra quando c’erano le AM-lire, le banconote messe in circolazione dai liberatori americani per far ripartire un Paese raso al suolo. E la Flat tax di cui tanto si vanta Matteo Salvini? No problem. “ La flat tax l’ho fatta io con il ministro Antonio Martino nel 1994” , svela Berlusconi. Il nemico chi è? I Cinque Stelle. Salta fuori l’anima dell’imprenditore che si ribella: ma come pensare di affidare le sorti del Paese a un manipolo di nullafacenti che non hanno mai avuto un mestiere. E un 740. Per Berlusconi il giusto refrain è “ impresa... impresa... investimenti... investimenti” . Senza quelli non si crea lavoro.

Bruno Vespa tenta un dribbling: “ Presidente, allo stato lei non è candidabile” . E chi se ne frega! Un capo è un capo. E nessuno, se non il Padreterno, potrà impedirgli di mettersi alla testa delle sue truppe. In campo, dunque, per il centrodestra e non per rifare il Nazareno. Se lo dice bisogna credergli. È vero che in caso di non-vittoria di alcun partito ci sarebbe da considerare l’ipotesi di una grande intesa. È doppiogiochismo? No, realpolitik. Meglio sarebbe, nella sciagurata ipotesi che dalle urne non esca una maggioranza chiara, se Berlusconi dicesse di volersi impegnare a trascinare tutta la coalizione in un governo di responsabilità nazionale. Un mezzo segnale c’è già.

Giorgia Meloni? Seria, capace, competente. Parola di Silvio. E Salvini? Ottimo per tenere lontano i malintenzionati, ma spaventerebbe la portiera. Diavolo di un Berlusconi! Il sistema elettorale? Volli, fortissimamente volli il proporzionale. Però, con quell’impianto far funzionare la coalizione sarebbe come andare in giro con una bici a ruote quadrate. Non è che non si possa fare, ma non è la cosa più comoda del mondo. Sullo Ius soli non ci sono equivoci: Forza Italia è assolutamente contraria. La cittadinanza, per Berlusconi, è condivisione di valori, di cultura, di regole. Perciò non può trasformarsi nella calamita, concepita dalla sinistra, per attrarre in Italia tutti i disperati del mondo. E la conquista dell’Occidente predicata dall’Islam? Non può passare per il ventre delle donne. Sul fronte della giustizia, il fatto che oggi la magistratura abbia messo sotto schiaffo il renzismo non tenta Berlusconi. “ Sono un garantista e una persona può dichiararsi colpevole solo quando c’è una sentenza emessa dal terzo grado di giudizio” . Amen!

E la sindaca di Roma, Virginia Raggi? Non deve dimettersi per un avviso di garanzia, ma guidare la Capitale non è il suo mestiere. Che fare per aiutare gli italiani in povertà e per evitare che si rivolgano ai Cinque Stelle? Non il reddito di cittadinanza che propone Beppe Grillo. Costerebbe, per 15 milioni di cittadini, 130 miliardi di euro che l’Italia non può permettersi. Meglio allora il reddito di dignità che propone Forza Italia. Si tratta di un’integrazione delle entrate delle famiglie che sono sotto la soglia di sopravvivenza fissata a 1150 euro mensili. Bisognerebbe impegnare 30 miliardi di euro, assolutamente sostenibili dai conti pubblici.

Non c’è che dire, niente male per uno che è stato dato per morto politicamente decine di volte nella sua storia. E invece... Altro che Nazareno! Questo è il trionfo di Lazzaro. È l’eterno presente berlusconiano che si invera attraverso la costante resurrezione mediatica del personaggio. Se la scienza politica non riesce a spiegarne il fenomeno resta sempre la fede nei miracoli a fare da stampella ai dubbi e alle paure del comune mortale.

Aggiornato il 23 giugno 2017 alle ore 22:08