Sinistra verso le elezioni, o il caos?

E vabbè che ormai la destra, cioè il centrodestra ma anche gli altri, vincerà a mani basse le “Politiche”. E vabbè che il Movimento 5 Stelle ha vinto pure a Ostia: bella forza, con quattro voti in croce e con forti sospetti di estrema (destra). E vabbè che Silvio Berlusconi è in piena rinascita e ne vedremo delle belle, anzi, le vedranno quelli che non lo hanno mai sopportato, quelli cioè oltre ai giudici, oltre ai sinistrorsi, oltre ai puristi democratici d’élite, oltre persone a certi suoi vicini, pardon, alleati.

In attesa del botto, guardiamo un po’ da vicino come stanno le cose specialmente in partibus infidelium, come si diceva una volta, anche se adesso ci vorrebbe più prudenza a proposito di infedeli e fedeli. In effetti basterebbe parlare della nostrana sinistra per renderci conto che ivi la confusione non soltanto ha regnato sovrana, ma si accinge a continuare questa vera e propria specialità con nuove performance.

Si sente tanto parlare di unità delle sinistre non tanto in quanto ipotesi di lavoro, ma soprattutto come effettiva alternativa, come reale maggioranza ovviamente contro la destra. Se ne sentono di tutti i colori, persino da parte di chi è l’obiettivo da abbattere in quel vasto mondo di una sinistra nella quale, per dirla col poeta d’Oltralpe, c’è sempre qualcosa di sinistro.

E se persino uno come Matteo Renzi, che di una tale gauche ha mostrato di avere piene le scatole, tenta a volte qualche colpaccio per inseguirne le fole all’unico scopo di raggranellare qualche voterello in primavera, c’è da restare senza parole. A meno che non si guardi bene al fondo delle questioni che, in realtà, è sempre e soltanto una: l’unità delle sinistre, appunto. Con Bersani and Company che ne alzano il cartello più doc.

Come al gioco dell’oca o, più elegantemente, l’eterno ritorno del sempre uguale, cominciando dalla notte dei tempi coi famosi o famigerati fronti popolari che hanno fatto figuracce nel mondo, specialmente in casa nostra. Probabilmente perché questa predisposizione a non vincere è connaturata esattamente alla sinistra tout court. E già dall’immediato dopoguerra con lo scontro fra Nenni e Saragat, quando i massimalisti speravano nella vittoria con Togliatti, aggiungendo prudentemente. Con la lingua fuorché Nenni non tentenni. Così allora. E oggi? Oggi questa union sacrée è implorata come panacea di tutti i mali forse, anzi senza forse, perché la sinistra, lo ha ricordato Paolo Mieli, “è un corpo malato”, nel senso che non ha neppure piena contezza del nuovo sistema elettorale che sembra studiato apposta perché non si creino nelle urne le concrete possibilità di maggioranze omogenee in grado di governare cosicché “la sera delle elezioni avremo uno choc pazzesco... Berlusconi è rinato perché non è mai stato sconfitto politicamente... sarà più probabile un Governo anodino camuffato con parlamentari raccogliticci, secondo consuetudine in nome dell’emergenza che questa volta sarà il richiamo contro il populismo”.

Possibile o no questo esito, è ormai abbastanza chiaro che se da un lato Renzi cerca di potenziare al massimo alleanze con “diversi ma uguali” come Alfano, Casini, Verdini che del centro sono nativi, dall’altro Bersani lavorano per un risultato rovesciato insieme ai diversi ma uguali, e insieme puntando a quell’alternativa di sinistra che numericamente potrebbe essere possibile soltanto col M5S.

Ed eccoci ai grillini i quali festeggiano, con la sindaca di Roma, e quindi anche di Ostia, la vittoria di domenica che è, in realtà, una vera e amara sconfitta della democrazia all’italiana, quella oggi in voga, quella senza i partiti, quella che ha allontanato dalle urne quasi il settanta per cento degli aventi diritto al voto a Ostia. E siccome le feste mirano al traguardo delle primavera, ecco che, proprio nello spirito della leggendaria unità delle sinistre nella sua accezione storica di Fronte Popolare, i conti dei partiti o movimenti minimi come quelli di Bersani e compagni, purché fatti, anche i conti, con un minimo di attenzione, possono traguardare, sia pure con tutti i dubbi del caso, successi da Fronte Popolare, ma di un tipo fino ad ora sconosciuto in Italia, in Europa e nel Mondo. Ovverosia un Fronte forte non solo del populismo più sfacciato grillino, ma di questo populismo espressione di un governo. Ecco perché secondo qualcuno si va verso il caos. Altro che elezioni.

Aggiornato il 20 novembre 2017 alle ore 18:47