Il complotto contro gli asini volanti

Come era prevedibile che accadesse Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dopo il materializzarsi delle pressioni sui nostri titoli di Stato e su Piazzaffari, hanno quasi all’unisono rispolverato il vecchio armamentario del cosiddetto complotto esterno. Un complotto ordito ai danni dell’Italia dai salottini buoni della finanza e dagli eurocrati preoccupati dal radicale cambiamento che potrebbe derivare dal primo governo populista d’Europa. 

In realtà i mercati finanziari e i vertici comunitari, di cui fa parte ovviamente anche l’Italia, mostrano in modi diversi una medesima preoccupazione: il pericolo, per ora considerato ancora basso, che nel futuro prossimo del Belpaese ci sia una drastico allentamento di una disciplina di bilancio la quale, in verità, non è stata mai una nostra caratteristica peculiare.

In estrema sintesi, si teme che una pur parziale applicazione dell’inverosimile contratto di governo stipulato da Lega e Movimento 5 Stelle, che secondo Carlo Cottarelli conterrebbe ben 125 miliardi di misure prive di copertura, possa provocare una inarrestabile crisi di fiducia in primis sul nostro debito sovrano. Ciò innescherebbe, così come accaduto nell’estate del 2011, una fuga in massa dai nostri titoli di Stato. Ciò in concreto, a beneficio di colori i quali sono disposti a bersi acriticamente le pozioni cospirazioniste di grillini e leghisti, significa semplicemente che gli investitori interni ed esteri in possesso degli stessi titoli di Stato italiani, vendendo questi ultimi sul mercato secondario, preferiscono spostare i loro quattrini altrove. Questo semplice ma micidiale meccanismo, che funziona secondo le più elementari leggi di mercato, potrebbe risultare molto letale per un Paese il quale, oltre ad avere un debito pubblico mostruoso di oltre 2.300 miliardi di euro, ogni anno ne deve rinnovare circa 400. 

Ebbene, egregi leader del cambiamento giallo-verde, possiamo ragionevolmente ritenere che la vasta e variegata platea di investitori che definiamo “mercati finanziari” sia disposta a prestare quattrini allo Stato italiano agli attuali tassi d’interesse sotto la guida di un esecutivo che, sul piano economico e finanziario, pretende di far volare gli asini?  Francamente penso proprio di no. Per come Di Maio e Salvini stanno affrontando la delicatissima questione legata alla disciplina di bilancio, sembra proprio che gli stessi asini volanti siano destinati a cadere sul tanto bistrattato spread. Aspettare per credere.                                             

Aggiornato il 21 maggio 2018 alle ore 12:41