Il Redde rationem grillino penalizza i siciliani

I grillini siciliani devono fronteggiare l’ennesima guerra interna. In attesa del varo del governo gialloverde, il Movimento Cinque Stelle è chiamato alla prova delle amministrative di giugno, in quella che viene considerata la loro roccaforte. Ma i pentastellati isolani vivono nel caos. Tra i cosiddetti “meetup” sconfessati dal vertice, gli attivisti disimpegnati e le liste che non hanno ottenuto la certificazione ufficiale. I grillini ripudiati provano ad ingannare gli elettori mettendo in piedi, addirittura, delle liste civetta, simili, nel colore e nella grafica, alla formazione politica fondata dal comico genovese. I dissidi, le lacerazioni, i distinguo rendono l’aria pesante all’interno di un movimento nato contro il sistema ma che, a causa delle espulsioni e dei veti incrociati, vive la prima autentica crisi d’identità. Da Ragusa ad Adrano, da Licata ad Acireale, da Catania a Partinico, da Favignana a Trapani, da Castellammare del Golfo a Capaci, da Troina a Leonforte a Piazza Armerina. Ovunque, in Sicilia, i pentastellati denunciano una fase di affanno. Non bisogna essere degli illuminati analisti per prevedere, a breve, l’intervento di un commissario straordinario nominato direttamente da Grillo che “faccia pulizia” in Sicilia.

A questo proposito, risulta emblematico il caso rappresentato da Ragusa. La città iblea, cinque anni fa, è stata la prima amministrazione guidata dal Movimento cinque stelle nell’isola. In poco tempo, il fiore all’occhiello del Sud-Est siciliano è diventato, in mano al M5s, una città insicura, in cui il centro storico somiglia sempre di più a quelle città fantasma che hanno popolato i film western all’italiana. Con grave nocumento per la piccola impresa. Sì, proprio quella piccola impresa che i grillini hanno sempre sognato di rappresentare viene, oggettivamente, umiliata e vilipesa dalla noncuranza di un’amministrazione rinnegata dallo stesso partito che le ha consentito di nascere. Infatti, lo stigma del fallimento grillino a Ragusa si registra quando, nel dicembre dello scorso anno, viene decisa la mancata ricandidatura del sindaco Federico Piccitto. Da quel momento, i veleni sono la cifra politica del M5s. Persino un ex assessore di Piccitto, la deputata regionale Stefania Campo, non è portatrice di messaggi di pace. La vicenda si è conclusa con la designazione di Antonio Tringali, attuale presidente del Consiglio comunale, come successore di Piccitto. La situazione ragusana s’intreccia, inevitabilmente, con gli scontri, già consumati, per le candidature alle elezioni Politiche del 4 marzo scorso. Ma la guerra è ancora in corso. Andrà avanti per un anno intero. Già. Perché dopo la formazione del governo nazionale e la prova elettorale di giugno, i grillini si confronteranno con gli esiti di questo anno vissuto pericolosamente. Le elezioni europee del 2019 rappresentano per il M5s un autentico Redde rationem. L’ala ortodossa e l’ala governista entreranno, definitivamente, in conflitto. Purtroppo, a perdere non saranno loro, ma gli italiani. A quel punto, l’unica salvezza sarà rappresentata unicamente dal governo dei moderati. Ma, per raggiungere questo agognato obiettivo, il centrodestra dovrà tornare a compattarsi contro il populismo grillino.

 

Aggiornato il 21 maggio 2018 alle ore 18:47