Conte, un nuovo tecnico “non eletto” alla guida del Paese

Giuseppe Conte è il presidente del Consiglio incaricato. Dopo un interminabile e stucchevole confronto sul cosiddetto contratto per il “governo del cambiamento”, la nuova coppia di fatto della politica italiana, formata da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ha deciso di rinnegare i buoni propositi. Già. Perché è nota a tutti la polemica dei pentaleghisti contro i premier “non eletti” alla guida del Paese. Le invettive contro Mario Monti docet. Eppure, dopo un tira e molla imbarazzante, il Movimento cinque stelle e la Lega hanno deciso di affidarsi ad un “oscuro” docente di diritto privato dell’Università di Firenze, sconosciuto persino ai colleghi della Facoltà di legge dell’ateneo toscano. Di più. Il curriculum vitae del docente ha fatto il giro del globo, registrando i primi fischi mondiali. Infatti, nel voluminoso documento di Conte, lungo pare quindici pagine, figurano dei master e dei corsi di perfezionamento che sarebbero stati conseguiti in una serie di prestigiosi atenei. Ma, a questo proposito, sono arrivate prontamente delle sconfessioni se non delle vere e proprie contestazioni. Dalla New York University all’Université Sorbonne di Parigi, dal Girton College della Cambridge University alla Duquesne University di Pittsburgh, è un dantesco coro dedicato al “Carneade”. Le università si sono interrogate: “Chi era costui?”.

Dunque, l’esecutivo gialloverde non nasce affatto sotto una buona stella. Anche perché, la figura di Conte è emersa dopo il reciproco veto che i due capi partito si sono rivolti vicendevolmente. Infatti, non è un mistero che sia Di Maio che Salvini puntassero alla poltrona più ambita, quella di Palazzo Chigi. Ma il fuoco amico ha costretto entrambi ha optare per il “tecnico” di turno. Dopo la “grana” Conte ne è esplosa un’altra. Quella relativa al nome di Paolo Savona, indicato a più riprese come possibile ministro dell’Economia. Pare che Mattarella ritenga il suo nome assolutamente “inaccettabile”. Per via di una dichiarata posizione antieuropeista dell’amico economista dell’ex ministro al Bilancio Paolo Cirino Pomicino. A questo punto, è chiaro a tutti che Salvini abbia deciso, consapevolmente, di rappresentare la figura di “junior partner” del M5s.   Il leader leghista ha assunto una decisione irreversibile. Ha scelto di rompere l’alleanza di centrodestra, l’unica che, stando ai numeri attuali e futuri, può ambire a guidare e a trasformare, una volta per tutte, questo nostro amato Paese. Ora, il presidente Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno degli ottimi motivi per votare contro lo spaventoso ircocervo gialloverde.    

Aggiornato il 28 maggio 2018 alle ore 08:26