Il paradosso populista

Il governo dei “contrattisti” ovvero populisti ovvero sovranisti è paradossale non solo e non tanto per i motivi, troppi e talvolta contraddittori, che tutti abbiamo letto sulla stampa nei sorprendenti giorni della crisi, ma soprattutto per una profonda ragione intrinseca, filosofica e politica.

Questo governo costituisce il primo attacco istituzionale alla legittimità democratica proprio a misura che sembra fondarla sulla sovranità popolare. Lo ha spiegato in modo ammirevole il signor Lorenzo Zanutto in una lettera al Corriere della Sera del 31 maggio: “Ho 20 anni e mi considero un giovane europeo. Vi chiamate il governo del cambiamento, ma ci sono cose che non potete cambiare. Esaltate la sovranità del popolo italiano, ma attaccate le regole che lo hanno reso sovrano. Parlate di economia, ma pensate che siccome meno per meno fa più, anche debito più debito prima o poi diventa credito. Ve la prendete con i poteri forti, ma questi continuano a comprare titoli di Stato ed evitano che l’Italia vada in default. E continuate ad approfittare delle difficoltà delle persone per infondere speranze basate su politiche appena realizzabili al Monopoli. La sovranità non l’avete rubata voi con il vostro populismo?”.

Finché prospereranno giovani ventenni, dotati di tal carattere e sapienza e moralità, le speranze d’Italia non andranno del tutto deluse. L’eloquenza della lettera, la solennità formale e l’efficacia dimostrativa ne fanno tanto un gioiellino letterario quanto un concentrato di dottrina politica ed economica. Se avessimo ascoltato dalla bocca dei leader protagonisti del garbuglio postelettorale, da almeno uno, parole e pensieri del genere; se pensieri e parole del genere fossero risuonati in Europa e nel mondo per merito degli aspiranti al governo, lo spread sarebbe sprofondato sotto i nostri tacchi e avremmo la fila di finanziatori a pregarci di accettare i loro denari in prestito.

L’idea che la legittimità democratica e la sovranità popolare fossero assolute è stata seppellita per sempre dal costituzionalismo che, rettamente inteso, è sinonimo di liberalismo cioè di potere limitato, separato, controllato. Nell’età e nelle nazioni della democrazia liberale l’ordinamento costituzionale ha posto in testa al popolo il casco protettivo contro i pericoli che può e tende a procurarsi da se stesso, il primo dei quali consiste, come appunto scrive il nostro nobile giovane europeo, nell’approfittare delle difficoltà delle persone per infondere speranze basate su politiche irrealizzabili perché sovvertono la logica, l’economia, il diritto.  

Aggiornato il 04 giugno 2018 alle ore 11:13