I pentastellati ovvero i moralizzatori in crisi morale

Luca Lanzalone si è dimesso dalla presidenza di Acea. L’iter giudiziario andrà avanti. Per cui, da garantisti convinti, evitiamo di entrare in quell’ambito. L’aspetto politico è un fatto diverso. Sotto questo punto di vista, si può già cominciare a delineare un’analisi chiara e ben argomentata. Naturalmente, il tema riguarda l’inchiesta sulle procedure legate alla realizzazione dello stadio della Roma. L’indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo. In totale, le persone coinvolte sono sedici: nove arrestati, di cui tre ai domiciliari e sette indagati. Ma il cuore di questa inchiesta è rappresentato dal cosiddetto “Mister Wolf”. L’uomo, che, nel cerchio magico grillino, “risolve problemi”. Già. È proprio l’imprenditore Luca Parnasi a definire così l’ex capo di Acea, in un’intercettazione finita nell’ordinanza dell’inchiesta. In realtà, “Mister Wolf” Lanzalone è un factotum della Casaleggio Associati. Stiamo parlando del padre dello statuto Cinque Stelle. L’uomo che la sera prima dell’arresto si trova a cena con Davide Casaleggio. Non a caso, lo studio legale di Lanzalone cura le controversie legali sull’uso del simbolo e del nome del Movimento Cinque Stelle. Lanzalone è il consulente paracadutato da Luigi Di Maio in due importanti città amministrate dai grillini: Livorno e Roma.

La sindaca della capitale Virginia Raggi, a proposito dell’inchiesta sullo stadio, ha manifestato la propria estraneità. Ma non è questo il punto. La responsabilità politica è oggettiva. Dopo il caso di Raffaele Marra, la prima cittadina si trova, infatti, ancora una volta, nella bufera. Ha dichiarato che la scelta di Lanzalone nella qualità di presidente di Acea sia avvenuta sulla base del curriculum vitae. Peccato che, nella stessa giornata, il ministro del Lavoro e vice premier Di Maio abbia ammesso che Lanzalone si sia trovato alla guida della multiservizi romana come “premio” alle prestazioni offerte sia alla famiglia Casaleggio che al Movimento cinque stelle. I due piani ormai si sovrappongono e si confondono. Siamo alla vera “privatizzazione” della cosa pubblica. Professionisti che operano per un’azienda privata che si trovano a governare l’interesse generale. Il fatto è grave. Ma è ancor più grave che il capo politico dei grillini ammetta di avere “premiato” con una poltrona di prestigio chi, secondo l’inchiesta, avrebbe agito al di fuori della legge. Con tutta evidenza, da questo momento, i grillini accusano un problema decisivo per la loro stessa esistenza. La fase della loro presunta superiorità morale si è conclusa. Ora rappresentano ciò che, a nostro avviso, sono sempre stati: dei moralizzatori in crisi morale. Sì. Quando si arriva in alto, il rischio reale è che la caduta sia più fragorosa. Il conto alla rovescia è già iniziato.

Aggiornato il 15 giugno 2018 alle ore 17:55