Paese allo sfascio in cambio di briciole

Com’era ampiamente previsto, all’indomani dell’approvazione del Documento di economia e finanza, i mercati hanno iniziato a bastonare duramente i nostri titoli, con lo spread in forte risalita e le azioni delle principali banche in caduta libera.

Evidentemente, checché ne dicano i maghi della lampada al potere, chi investe i propri quattrini non sembra molto entusiasta, per così dire, della “Manovra del popolo” presentata con grande enfasi da Luigi Di Maio. E questo non è ancora niente. Quando le principali agenzie di rating avranno formalizzato con numeri e prospetti che un deficit triennale al 2,4 per cento manda completamente fuori traiettoria la sostenibilità del nostro colossale debito pubblico, allora sì che saranno dolori grossi. Il rischio paventato da molti osservatori di un avvitamento del sistema si sta drammaticamente materializzando.

Ma la cosa più assurda è che si manda a catafascio un Paese già di per sé piuttosto traballante per redistribuire le briciole, perché di questo si tratta. Infatti, i tanti analfabeti funzionali con le bandiere a Cinque Stelle che la notte dal 27 settembre hanno invaso le piazze italiane per festeggiare la citata Manovra del popolo, lo hanno fatto senza soffermarsi neppure per un istante sui numeri veri, aiutati in questo da una pubblica informazione sempre molto distratta.

In estrema sintesi, solo per citare il reddito di cittadinanza, ovvero il provvedimento di bandiera dei grillini, i conti proprio non tornano. I 10 miliardi di euro previsti per accontentare una platea di 6,5 milioni di soggetti, almeno se la matematica che conosciamo non sia stata nel frattempo modificata dai geni del cambiamento, è appena sufficiente a fornire un sussidio di circa 120 euro al mese o, nel caso di voler mantenere la promessa dei fatidici 780 euro, a beneficiare appena un milione di individui. Per non parlare poi della lunare pensione minima di cittadinanza, anch’essa inserita nel Def, i cui costi reali ammonterebbero a svariate decine di miliardi.

Ora, tralasciando di elencare la lunga lista di coperture farlocche intuitivamente presenti in un surreale provvedimento che ha mandato al macero ciò che restava della nostra credibilità nazionale, molto presto anche i più acritici sostenitori dell’Esecutivo giallo-verde si accorgeranno che i miracoli ulteriormente reiterati tali non sono e che, di fatto, il prezzo che i mercati ci imporranno di pagare supererà di gran lunga i presunti benefici prospettati dagli irresponsabili demagoghi al potere. Nel frattempo, in attesa che la dura realtà faccia rinsavire un elettorato confuso e frastornato, sul terreno, come si suol dire, resteranno morti e feriti, metaforicamente parlando.

Aggiornato il 28 settembre 2018 alle ore 11:37