Di Maio e l’esasperazione al potere

Non è molto difficile prevedere come andrà a finire la vicenda del decreto che Luigi Di Maio ha definito manipolato da una mano non identificata. L’assenza di una qualsiasi alternativa politica all’attuale maggioranza esclude l’eventualità di una rottura tra la Lega e il Movimento Cinque Stelle. Di conseguenza, tutto finirà con una ricucitura da realizzare sulle pelle di qualche malcapitato a cui spetterà il ruolo del capro espiatorio.

Prevedere, dunque, non serve. Meglio, invece, è rilevare come il modo con cui la questione si è aperta costituisca la cifra più illuminante dello stile di governo del Movimento Cinque Stelle. Uno stile che, a chi ha esperienza della politica tradizionale, appare come ispirato all’esigenza di finalizzare ogni comportamento ed ogni decisione all’esigenza di una campagna elettorale permanente. Ma che, più semplicemente, risulta essere perfettamente in linea con lo stile dominante sulla Rete. Quello dell’esasperazione perenne. Che esclude la riflessione, l’approfondimento, la mediazione e privilegia sempre e comunque la forzatura. Con l’obbiettivo di colpire, stupire, strappare l’attenzione senza alcuna pretesa di far comprendere.

Di Maio, dunque, va a “Porta a Porta” a denunciare la presunta manipolazione del decreto sulla pace fiscale applicando lo stesso metodo con cui è presente e cerca visibilità attraverso i social network. Non sa per sua stessa ammissione chi abbia effettivamente manipolato il provvedimento che, comunque, ancora è in corso di perfezionamento a Palazzo Chigi. Ma lancia accuse, minaccia l’intervento della magistratura, compie una forzatura che non è solo politica ma anche istituzionale incurante del fatto che tutto potrebbe risolversi con una bolla di sapone.

Altro che fantasia al potere, come chiedevano i giovani del ’68! Questa è esasperazione al potere. E solo per bucare l’indifferenza di una opinione pubblica mitridatizzata da dosi costanti di urla, grida, minacce, insulti e falsità ripetute all’infinito per essere trasformate in verità inconfutabili.

Può essere che si tratti dello spirito del tempo. Non è forse vero che un altro campione dell’esasperazione al potere, il ministro Danilo Toninelli, si è recato a compiere un’ispezione dei piloni dei viadotti abruzzesi accompagnato da una troupe de “Le Iene”? Ma questo spirito non tiene conto che nel tempo presente gli spiriti dominanti non vivono a lungo. Presto o tardi arriva il momento dell’“ora basta” da parte dell’opinione pubblica troppo esasperata e bisognosa di tranquillità!

Aggiornato il 19 ottobre 2018 alle ore 12:52