I liberali per la festa del 4 novembre

Non è da sovranisti neofascisti chiedere al Governo che si definisce del cambiamento di ripristinare la festività del 4 novembre cancellata dai governi segnati dalla vecchia egemonia cattocomunista.

Chi si considera liberale ed in quanto tale non ha mai dimenticato che la vittoria nella Prima guerra mondiale chiude il Risorgimento italiano ed è compiuta in nome dei valori nazionali e di quelli liberali, deve, obbligatoriamente, sostenere la richiesta avanzata da Giorgia Meloni. Perché l’iniziativa presa dalla leader di Fratelli d’Italia va intesa come il segnale che l’egemonia cattocomunista è finita e che se il Governo attuale vuole essere effettivamente del cambiamento non può non affrettarsi a cancellare gli errori e gli orrori storici commessi durante i lunghi decenni di predominio delle culture internazionaliste e contrarie al processo di formazione dello Stato unitario italiano.

Tra questi errori ed orrori c’è il revisionismo ispirato a valori illiberali, quelli più retrivi di un mondo cattolico che si definiva progressista ma che era solo legato al Sillabo di Pio IX e quelli di un movimento comunista che in nome dell’antifascismo voleva cancellare l’identità liberale e nazionale italiana. Questo revisionismo cattocomunista ha dipinto il Risorgimento come il frutto di un complotto massonico e trasformato la spinta delle minoranze intellettuali e studentesche in favore di un intervento teso non solo a completare l’unità del Paese ma anche ad innescare un processo di grande cambiamento politico e sociale, in una sorta di colpo di Stato anticipatore della marcia fascista su Roma del 28 ottobre del 1922.

Per questa cultura la Grande Guerra era servita solo a provocare l’“inutile strage” e a gettare le basi per il fascismo futuro. Non la fine di quegli Imperi Centrali a cui la Chiesa orfana e nostalgica del potere temporale affidava la propria sopravvivenza. Non la rottura con i vecchi equilibri e l’avvento di una modernità sempre più liberale che sarebbe comunque esplosa anche se non ci fossero stati i campi di battaglia.

La passata cultura cattocomunista ha approfittato della sua egemonia per distorcere la storia ed umiliare il sacrificio delle tante generazioni di italiani che aveva portato al 4 novembre del 1918. Ora è il momento in cui anche i liberali chiedano la riparazione da un danno così ingiusto ed atroce.

Aggiornato il 05 novembre 2018 alle ore 11:17