Conte: un democristiano al timone giallo-blu

Sui 49 migranti illegali presenti a bordo della Sea Watch e della Sea Eye, due navi appartenenti ad Ong, attualmente stazionanti in acque territoriali maltesi, Matteo Salvini, in qualità di ministro dell’Interno, ha detto chiaramente che non se ne parla di accoglierli. Posizione intransigente contrastata fortemente dalla sinistra, ma che produce non pochi disagi anche tra le fila dei Cinque Stelle. Come era naturale che accadesse, vista la natura idroponica del movimento grillino che, non appartenendo ad alcuna tradizione del pensiero politico, ha abbracciato indiscriminatamente tutte le posizioni, da destra a sinistra, purché avessero una resa in termini elettorali.

Ora però che i nodi vengono al pettine al partito di maggioranza relativa toccherebbe di schierarsi, anche se non è scontato che lo faccia. Nel senso che aver scelto per la carica di presidente del Consiglio un perfetto democristiano, potrebbe consentire ai pentastellati di continuare nel giochino pericoloso di tenere il piede in due opposte staffe. E il premier, chiamato in causa dai suoi per fare il miracolo di non farli dividere nel dover scegliere se stare con la linea dura di Salvini o di tradire il patto di Governo per fare sponda alla sinistra, ha risposto da par suo. Giuseppe Conte si è esibito in un triplo salto mortale cerchiobottistico, degno della migliore Tania Cagnotto. Cosa ha detto sui migranti fermi a largo di Malta? I porti italiani restano chiusi alle navi delle Ong (tesi pro-Salvini). Tuttavia, il nostro Paese potrebbe accogliere 15 dei 49 immigrati, optando per le famiglie con minori di modo da tenerle untite (tesi pro-appello di Bergoglio). A patto, però, che Malta accetti di farli sbarcare tutti in un proprio porto e che l’Unione europea provveda al riparto dei restanti immigrati in altri Paesi comunitari (tesi pro-Cinque Stelle). È probabile che grazie alla tenacia di negoziatore, già messa alla prova in occasione della trattativa con la Commissione europea sul bilancio italiano 2019, riuscirà a spuntarla. Matteo Salvini, il quale oggi mostra la faccia feroce per riaffermare anche fisicamente al suo elettorato che la coerenza è la sua stella polare nell’azione di governo, potrebbe accettare il compromesso ma non senza ottenere in cambio una contropartita.

Dopo il grosso sacrificio a cui ha esposto la sua parte politica con l’adesione al programma economico dei Cinque Stelle centrato sul pezzo forte del Reddito di cittadinanza, il capo leghista deve tornare a fare cassa a breve presso i suoi elettori, anche in considerazione dell’avvicinarsi delle scadenze elettorali della prossima primavera. E la fiche che Salvini intende giocare in questa fase per fare un ricco bottino di voti si chiama riforma della legittima difesa. Per portala a casa ha bisogno del pieno appoggio grillino. Su questo fronte non è che Luigi Di Maio goda di ottima salute. Il suo movimento, formato in buona parte da parlamentari e dirigenti provenienti dalla storia politica della sinistra radicale, vede come il fumo negli occhi un’ulteriore iniziativa securitaria targata Salvini. Per convincerli il capo politico dei Cinque Stelle ha bisogno di qualcosa da esibire per dimostrare che, nei momenti critici, con la Lega un accordo è sempre possibile, a differenza che con altri partiti, a cominciare da quelli della sinistra. Ecco perché, alla fine della fiera, il “Capitano” non si irrigidirà più del necessario sulla proposta del premier Conte. Il presidente del Consiglio, a sua volta, si procurerà di spendere il risultato raggiunto sia presso i colleghi europei, in particolare la signora Angela Merkel che in queste ore sta facendo pressioni su Palazzo Chigi perché intervenga a disinnescare la polemica sui 49 migranti prima che si trasformi in una brutta gatta da pelare per tutti; sia presso le autorità vaticane che, sotto traccia e neanche troppo, stanno facendo un baccano infernale perché quei 49 poveracci siano fatti sbarcare e messi al sicuro. E poi, non dimentichiamolo, Giuseppe Conte ha sul collo il fiato dell’inquilino del Quirinale che è stato un democristiano doc ed è un cattolico osservante, attentissimo alle sollecitazioni che giungono da oltre Tevere.

La politica è spesso cosa bizzarra, chi l’avrebbe detto che, dopo la “rivoluzione” dei grillini che avrebbero dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e rivoltare l’Italia come un calzino, a Palazzo Chigi sotto le bandiere pentastellate dimora e opera un dottorino sottile che si esprime con la pacatezza di Aldo Moro, agisce col cinismo di Giulio Andreotti e anestetizza le polemiche con la sorniona astuzia di Mariano Rumor? Che sia ritornata la Democrazia Cristiana, in versione Cinque Stelle, e non ce ne siamo accorti?

Aggiornato il 07 gennaio 2019 alle ore 11:25