Di Maio, Di Battista e l’antifrancesismo elettorale

La denuncia del neocolonialismo francese avrebbe un senso se facesse parte di una strategia diretta non solo a creare le condizioni più adatte a frenare il flusso di profughi provenienti dai Paesi africani verso l’Italia, ma anche a stabilire rapporti meno squilibrati tra Italia e Francia all’interno dell’Unione europea e sulla questione della Libia.

Invece, l’iniziativa contro la “sorella latina” non rientra in alcuna strategia complessa elaborata per difendere e garantire gli interessi nazionali. È solo una trovata elettorale. Serve a dotare il Movimento Cinque Stelle, in difficoltà nei confronti del proprio elettorato per una difficile gestione del governo che delude l’ala più radicale del partito, di un argomento di facile presa popolare in grado di bilanciare la tematica contro la facile accoglienza che ha fatto e continua a fare la fortuna della Lega di Matteo Salvini.

Cavalcare l’antipatia di gran parte degli italiani verso la “sorella “ d’Oltralpe così carica di complessi di superiorità nei confronti della consanguinea meridionale, è fin troppo facile. È dai tempi della disfida di Barletta che nel sentire comune della società italiana scorre un fiume carsico di antipatia per l’arroganza con cui i governi francesi trattano quelli nostrani. Ma c’è modo e modo di gestire questa antipatia. E Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sembrano aver scelto solo quello più immediato e becero. Manca solo che dopo aver accusato di colonialismo Parigi per le vicende del centro-Africa e per la guerra contro Gheddafi i due massimi dirigenti del M5S non lancino una campagna per il recupero di Briga e Tenda e per la Corsica italiana.

Insomma, si può gestire il rapporto con la Francia imitando Cavour e lo si può fare scopiazzando Mussolini. Di Maio e Di Battista ignorano il primo e mal conoscono il secondo. E non hanno dubbi nel seguire l’esempio di cui hanno una vaga conoscenza piuttosto di quello di cui non sanno assolutamente nulla. Anche perché il loro obiettivo è solo quello di recuperare qualche voto alle prossime elezioni europee. E per questo basta la propaganda di stampo fascista che smuove l’Ettore Fieramosca che si nasconde nella pancia degli italiani.

E dopo? Per Di Maio e Di Battista il dopo si ferma alle elezioni. Anche perché la colpa dei disastri si potrà sempre scaricare sugli altri!

Aggiornato il 23 gennaio 2019 alle ore 09:46