Conte, la crisi è la vera data da calendarizzare

Il premier Giuseppe Conte ricorre sempre più spesso ad incontri di maggioranza e le susseguenti calendarizzazioni degli impegni. Ma, a ben guardarlo, una certa rassegnazione si scorge, a volte, nei suoi lineamenti, peraltro abituati a scosse e scossoni interni.

Nel ricordare con sufficienza (troppa?) il bel tempo politico che fu, cioè la Prima Repubblica, l’accento viene posto su alcune parole chiave di allora che, lungi dal porsi come una vera e propria scansione astratta, ad usum delphini, vuota retorica, diventavano una sorta di necessaria liturgia, una punteggiatura se vogliamo, che scandiva tempi, argomenti, programmi, progetti e loro difficoltà, cosicché un parola da scongiuri come “verifica” anticipava spesso un suo fallimento e la susseguente crisi.

Ma, attenzione, in genere le crisi governative si componevano certamente con un nuovo Governo, ma dentro il perimetro di quella stessa maggioranza (di centro, centrosinistra, compromesso storico, ecc.), il che fa la differenza con l’oggi. Ché, se la verifica non si compone, la strada verso le elezioni anticipate è tutta in discesa, per dir così obbligata, anche se c’è un qualcuno in una compagine più o meno ex che vorrebbe cambiare il premier, ma sempre nel quadro della stessa maggioranza, benché si sussurri che il Quirinale abbia espresso contrarietà a una simile ipotesi. Lo stesso Quirinale che, peraltro, dovrebbe innanzitutto verificare se nelle Camere esistano concretamente i numeri e le volontà di una maggioranza di governo, prima di indire le elezioni anticipate.

In un quadro politico come l’attuale spiccano le imminenti elezioni in Emilia-Romagna e Calabria, divenute una specie di “hic Rhodus, hic salta” per i governanti tentennanti e poco o nulla facenti oltre agli special televisivi, ai social e alle comparsate mediatiche tanto ricche di promesse quanto misere di risultati. Ne deriva una oggettiva difficoltà per una verifica con conclusioni concrete; le stesse che, d’altra parte e a maggior ragione, non potrebbero non essere influenzate proprio dai risultati in Emilia e Calabria. E giustamente qualcuno fa notare che “l’idea che si possa limitare a mettere le date a fianco di un elenco concordato di misure, in questa situazione è assolutamente surreale”.

La calendarizzazione degli impegni tra alleati che appaiono sempre di più come separati in casa – con un Matteo Renzi quotidianamente col fucile puntato su Palazzo Chigi – è non poco ardua anche e soprattutto perché non si tratta di date e di tempi, ma di contenuti e di merito delle scelte nel quadro degli indirizzi e dell’azione del governo.

Nato il governo in seguito ad un’opzione contrattualistica, una specie di pattuizione obbligata pur di evitare a Matteo Salvini di accedere al potere – e in questo solco sembra non discostarsi di molto anche l’attuale obiettivo di fondo – le cose sono tuttavia cambiate, a cominciare nello stesso partito di Nicola Zingaretti in cui da un lato è ben visibile la delusione per il no dei pentastellati ad ampliare la formula di governo a livello locale, dall’altro non si nasconde l’ipotesi che sia meglio votare anticipatamente prima che si consolidi il partito di Renzi e si affacci una lista elettorale delle Sardine.

Dall’altra parte, in un Movimento 5 Stelle che naviga in cattive acque e sullo sfondo di una inimicizia diffusa contro un Luigi Di Maio in gara di forzato ottimismo con Giuseppe Conte, si è non poco diffusa la convinzione che nell’alleanza prima con la Lega ed ora col Partito Democratico risiedano le vere cause degli insuccessi e del declino pentastellato, il che conduce a una volontà di una verifica elettorale la più vicina possibile, onde riaffermare l’immagine di “terzo polo” riuscendo a conservare, in un domani dall’opposizione, una funzione politica autonoma se non addirittura, come la buttano lì i più speranzosi, da “ago della bilancia”.

Un quadro per niente esaltante per un premier fissato con le date come per proteggersi sia dalle necessità di Zingaretti di accendere presenze più concrete e fattuali rispetto a quelle fino ad ora inesistenti, sia dai pericoli di tornado scatenati dall’interno da parte di un Renzi in cerca di rafforzamenti di un’immagine indebolita dalle inchieste.

E nel calendario, in questi casi, spicca una sola data. Quella della crisi.

Aggiornato il 13 dicembre 2019 alle ore 11:48