Renzi: il grande bluff

A volte si semina incertezza per riempire le pagine dei giornali. È uno sporco lavoro ma non è meno sporco di quello di coloro i quali – dagli scranni del Senato – fanno la voce grossa ben sapendo che stanno sparando a salve.

Il Governo non cadrà salvo che non si verifichi un disgraziato incidente o non sbuchi fuori una inaspettata maggioranza. Nessuno nell’attuale compagine a sostegno del Governo è alla ricerca di crisi al buio o – men che meno – di elezioni anticipate. Non conviene a Matteo Renzi il quale ha dei sondaggi pessimi, non conviene a Nicola Zingaretti che il Governo lo rivedrebbe col binocolo e non conviene ai Pentastar che sparirebbero dal Parlamento. E non conviene nemmeno a Forza Italia che infatti viene descritta come pronta a “cedere” una pattuglia di responsabili pronta a “reggere il moccolo” a Giuseppe Conte. Da ciò si evince che Renzi sta bluffando, sta giocando allo sfascio pronto a fermarsi ad un millimetro dalla rottura ben sapendo che l’azzardo è rischioso e che potrebbe finire peggio di Matteo Salvini e del Papeete.

Ma perché l’ex Presidente del Consiglio sta tirando la corda? Atteso che le elezioni anticipate non sono all’ordine del giorno – vuoi per resistenze interne al Parlamento, vuoi per la mancanza di una legge elettorale, vuoi per l’imminente referendum sul taglio dei parlamentari – il gioco sembrerebbe una mossa disperata fatta per spuntare visibilità. Se Renzi si appiattisse sulle posizioni del Partito Democratico, non si capirebbero i motivi della sua fuoriuscita dal Pd e non si capirebbe perché la gente dovrebbe votare per Italia Viva (l’imitazione mignon del Pd) e non per l’originale. Italia Viva è mezza morta quindi Renzi prova una mossa estrema: l’alternativa per racimolare qualche consenso è mettersi in mutande incitando al sesso libero. Sullo sfondo ci sono le quattrocento nomine che il Governo dovrà fare nei prossimi mesi. C’è da scommetterci che si tratti anche di un modo per alzare il prezzo e rimediare qualche consiglio di amministrazione. Di alto e nobile, di “ideologico” c’è poco o niente.

Tutto il resto – e cioè l’amministrazione reale del Paese – rimane fermo in attesa di futuri miglioramenti e nella speranza che arrivi una botta di culo così forte da spingere il Governo fino a fine legislatura e fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E che la rottura sia uno spauracchio solo agitato, lo si evince anche dal fatto che si cominci a parlare di riforme. Le fantomatiche e sempreverdi riforme. Tutti sanno che quello delle riforme è un tema che la politica più cialtrona tira fuori quando non sa che pesci prendere. Si fa una bella bicamerale, una serie interminabile di dibattiti e poi tutto si conclude in gloria dopo qualche anno. Nel frattempo il Paese si trasforma in una accozzaglia di costituzionalisti della domenica che dibattono di filosofia del diritto, il tempo passa e magari gli equilibri cambiano: Italia morta diventa viva, la Lega si slega, i Fratelli d’Italia diventano fratelli coltelli e si mettono a litigare per l’eredità, Luigi Di Maio – complice un bacio di troppo – diventa papà e smette di fare danni in Parlamento, Nicola Zingaretti inizia a dire qualcosa di intelligente, Silvio Berlusconi vende Forza Italia alla Juventus in cambio di Cristiano Ronaldo.

Insomma, ogni popolo ha i governanti che merita. E da domani tutti a parlare di presidenzialismo, così, tanto per ingannare il tempo.

Aggiornato il 20 febbraio 2020 alle ore 09:34