La politica non può essere subalterna (nemmeno alla scienza)

Adesso si dice, dal presidente dei virologi, che il virus è stato isolato e che è meno forte, prima era una bomba, ora i tamponi sono appena positivi e anche chi ha una carica virale forte non ha sintomi. Dovrebbe essere una svolta ottimistica sia pure con nuove indicazioni. Questo adesso, ma prima? Una navigazione già ardua, complessa e difficile in sé, lo era di più a seconda dei timonieri.

Lo sanno tutti che lo tsunami del coronavirus non poteva non abbattersi su un Governo, qualsiasi, soprattutto sul nostro. Ma lo stesso uragano ha colpito scienziati ed esperti, virologi ed infettivologi ognuno dei quali ha dimostrato, se ce ne fosse stato ancora bisogno, l’eterna validità della massima latina: tot capita tot sententiae. E stiamo parlando della scienza, un sapere che, lo dice la parola stessa, non dovrebbe diversificarsi a cominciare dalle origini di un fatto come una epidemia.

In realtà la non conoscenza del virus, proprio ab initio, se dai pipistrelli cinesi oppure da laboratori irresponsabili, se non peggio, ha fatto la differenza e, a sua volta, ha provocato diversità di approcci e i conseguenti consigli di cura della cui differenziazione il Governo doveva tener conto compiendo delle scelte. La principale, quella che ha più inciso sulla vita collettiva, è stato il lockdown imposto dal gruppo di scienziati suggeritori di Giuseppe Conte e della Protezione civile. Pochi osservatori manifestarono una certa sorpresa a proposito di un blocco totale consistente nello stare chiusi in casa, nel distanziamento e nelle mascherine commentando “tutto qui?, anche mia nonna lo sapeva, non c’era bisogno di centinaia di esperti e di scienziati”.

Insomma, la scienza aveva pontificato come unico rimedio alla pandemia la reclusione dei cittadini: un po’ poco, si direbbe. E il Governo ha imposto il lockdown, con conseguenze su economia e commercio non poco pesanti e durature, ma chi si opponeva a una simile decisione era considerato una sorta di traditore, di disertore proprio perché sordo alle alte, altissime, obbligatorie prescrizioni della scienza. O, meglio, del gruppo di esperti scelto da un Conte che si è letteralmente sdraiato sulle loro decisioni come fossero dogmi, sottoponendovi le sue, rendendo la vocazione, la missione, il ruolo della politica ancillare di un altro potere.

E come un vero e proprio potere in piena autonomia, fotocopia di quello della magistratura, virologi ed epidemiologi ed esperti vari hanno occupato telegiornali, talk-show e reality da mane a sera come vere e proprie star in un inedito “Covid-19 show” nel quale non hanno tardato ad emergere le differenze, le distanze, le diverse previsioni.

Ci fu chi prevedeva la fine dell’emergenza per gli inizi di maggio e chi, al contrario, la ipotizzava per settembre, chi difendeva le mascherine e chi no, chi considerava il Covid né più né meno che come un’influenza ecc.. E spiccava sempre la subalternità di Conte, continuava a brillare l’assenza di una visione politica, di un orizzonte ampio, di quella consapevolezza responsabile della propria missione che nessun altro potere dovrebbe sovrastare, nemmeno in nome di una scienza che è e deve restare, semmai, il supporto di decisioni politiche autonome, e non viceversa. La politica deve ascoltare proprio perché non ci sono certezze matematiche, e deve mantenere aperture ma, al tempo stesso, capacità selettive.

Intendiamoci, le mutazioni stesse del virus hanno imposto alla scienza approcci più approfonditi se è vero come è vero che dagli Usa un ricercatore e docente universitario italiano fra i più apprezzati ha dimostrato, basandosi proprio su mutazioni e cambiamenti di informazioni scientifiche, che la strategia del lockdown non era la strada obbligata, che simili sacrifici si potevano risparmiare e che altri Paesi hanno privilegiato soluzioni differenti per combattere l’emergenza; basta dare uno sguardo al modello tedesco e a quello svedese.

Ci potrebbe servire, toccando comunque ferro, per il futuro. Soprattutto senza Conte.

Aggiornato il 27 maggio 2020 alle ore 11:28