I piccioni ed il revisionismo talebano e maoista

I piccioni che gremiscono le piazze d’Italia non sanno nulla di storia e non fanno distinzione alcuna tra le statue che vi si trovano. A loro non interessa se i personaggi raffigurati siano quelli di santi o di guerrieri, di pensatori o di poeti. E le utilizzano sempre e comunque come luoghi dove depositare le proprie deiezioni, senza preferenze o pregiudizi ideologici di sorta.

A differenza dei piccioni, invece, molti abitanti delle città occidentali sembrano essersi convinti che deturpare o eliminare le statue di personaggi che rappresentano una storia non gradita sia un atto non solo meritorio ma assolutamente necessario per cancellare quella storia ed emendarsi di un passato considerato esecrabile sulla base degli attuali canoni di esecrabilità. Negli Usa si tagliano le teste alle statue di Cristoforo Colombo colpevole di aver scoperto l’America avviando di fatto il successivo sterminio dei nativi. A Londra il sindaco lancia la campagna di “revisione” dei monumenti ed a Milano un’associazione che si definisce Sentinelli chiede al sindaco Beppe Sala di rimuovere la statua di Indro Montanelli dai giardini dove è stata collocata a suo tempo per dare un segno tangibile della condanna dell’esperienza di volontario del giornalista nella guerra d’Abissinia e del suo sessismo e razzismo per aver seguito le usanze locali del tempo, aver preso come moglie una ragazza di colore e non essersi mai pentito di aver partecipato alla guerra fascista ed essersi accoppiato con la giovane abissina.

Se non si temesse di offendere i piccioni, si dovrebbe sostenere che il cervello dei revisionisti Usa, di Londra e di Milano abbia le stesse dimensioni di quello dei piccioni. Ma a differenza di quello dei piccioni, il cervello dei revisionisti sembra essere lesionato da una tara molto più grave. Quella che in passato ha colpito i talebani quando irrompevano nei musei e distruggevano i monumenti in essi conservati ed i giovani maoisti della rivoluzione culturale quando pensavano fosse possibile costruire una nuova storia chiudendo nei campi di lavoro i loro professori e tutti quelli che non condividevano queste scelte.

Agli occhi del mondo occidentale i comportamenti dei talebani e dei maoisti apparivano come atto di totale inciviltà. Ma, in realtà, la tara non era l’inciviltà ma l’ideologia. Ed oggi che quella stessa ideologia sembra essersi diffusa nella città americane ed europee, non si può fare altro che denunciare questo morbo che non è un modo per condannare una storia che al giorno d’oggi e con i canoni odierni appare politicamente scorretta, ma è solo una maniera per rifiutare un tratto identitario che comunque non potrà mai essere cancellato. E che, anzi, proprio grazie all’intelligenza da piccioni dei revisionisti, verrà riproposto ed esaltato agli occhi di ogni persona ragionevole e privo di qualsiasi virus ideologico. La storia si può anche distorcere ma non si può eliminare. E rispunta a dispetto di ogni revisionismo talebano o maoista. Anche di quelli che pensano di poter impedire con questi comportamenti la rielezione di Donald Trump ed, invece, stanno facendo un favore al Presidente uscente!

Aggiornato il 15 giugno 2020 alle ore 09:56