Immigrati in Sicilia. Musumeci sfida il Governo

Grazie Nello. E quel Nello sta per Nello (all’anagrafe Sebastiano) Musumeci governatore della regione Sicilia. L’Italia del buon senso deve essergli grata perché, con la drastica decisione di ordinare la chiusura ad horas dei centri d’accoglienza degli immigrati clandestini operanti sull’isola, ha squarciato il velo d’ipocrisia sotto il quale il Conte bis ha occultato la sua vocazione “aperturista” all’invasione migratoria. Era ora che qualcuno mettesse il Governo con le spalle al muro per costringerlo a dire la verità agli italiani in giorni bui dove nella sola Sicilia delle migliaia di clandestini sbarcati in centinaia sono risultati positivi al Covid-19.

Per la sinistra, che ha ripreso il potere truccando le carte della dinamica democratica, l’Italia deve o no essere l’hotspot della disperazione mondiale? Lo dicano chiaramente e, se di grazia, parlino prima dell’apertura dei seggi nei prossimi 20 e 21 settembre. Oppure, come denuncia Musumeci in un’intervista al quotidiano “Il Tempo”, per il Governo Conte “la Sicilia (è) la prima pagina della cronaca estera”? Pretendiamo di sapere da che parte stanno tutti quelli che finora hanno tenuto scaltramente il piede in due staffe. A cominciare dall’ineffabile ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Lo ricorda, signor ministro, quando tuonava contro i “taxi del mare” che rovesciavano sulle coste italiane decine di migliaia di clandestini? Ora che è pappa e ciccia con i nuovi amici del Partito Democratico ha cambiato idea? Lo dica liberamente se lo ha fatto, non c’è nulla di male. E poi, alle capriole ideologiche dei Cinque Stelle abbiamo fatto il callo, che una in più non ci toglierebbe il sonno.

Ha ragione il governatore Musumeci, tutto si può fare tranne che far finta di niente, tranne che abbandonare una terra al suo destino per non prendersi la briga di giustificare l’ennesimo voltafaccia ai propri elettori, oltre che all’intero Paese. Già, perché il signor Giuseppe Conte, o dovremmo dire il “trasformista” Giuseppe Conte (nel senso di Leopoldo Fregoli, non di Agostino Depetris), è la stessa persona che appena un anno fa convintamente sosteneva i vituperati “Decreti Sicurezza”, con tanto di chiusura dei porti alle navi da trasporto dei clandestini, fortemente voluti dall’allora Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Cosa gli è successo? Una perdita di memoria post-traumatica? Se così fosse dovrebbe rivolgersi a un bravo medico. Ovvio che non sia così, Conte e i suoi accoliti a Cinque Stelle la memoria l’hanno lucidissima. Ricordano bene ciò che hanno deciso insieme all’alleato leghista. Che valeva allora ma che non vale oggi per un elementare ragione: hanno cambiato partner e quello nuovo, il Partito Democratico e le sue appendici di Leu e Italia Viva, sull’immigrazione suonano uno spartito diametralmente opposto a quello della destra plurale. Con quale risultato? Che dall’inizio dell’anno al 21 agosto sono stati registrati 17.264 sbarchi di clandestini, contro i 4.464 dello stesso periodo nello scorso anno. Senza contare la massa di immigrati fantasma che continuano ad arrivare nel nostro Paese dalla Tunisia principalmente con mezzi propri sfuggendo ai controlli delle autorità marittime e di polizia.

Siamo a numeri quadruplicati in un periodo di emergenza sanitaria globale. Vi sembra normale? Oltre che a non far nulla il Governo, all’unisono con gli Agit-Prop della sua maggioranza, se la prende con Matteo Salvini che, questa è l’accusa, sfrutterebbe la situazione per fare campagna elettorale. Su questo punto è bene essere chiari: non c’è un istigatore all’odio che aizza il popolo-bue. Sugli immigrati clandestini, la pensiamo allo stesso modo di Salvini. E non si tratta di una conventicola di odiosi xenofobi ma della maggioranza degli italiani. Se lo ficchino bene in testa i multiculturalisti in servizio permanente che pretendono di tenere in ostaggio un Paese al solo scopo di vedere attuate farneticanti teorie sulla società aperta globale e sull’abbattimento indiscriminato delle frontiere. Musumeci, per stare dentro le regole, la mette sul piano della non conformità degli attuali centri d’accoglienza alle norme sanitarie di prevenzione e di lotta al Coronavirus.

Chi non ha l’onere di amministrare una regione può spingersi un tantino oltre nell’argomentazione: gli immigrati irregolari, non chiamati e non invitati a stare nel nostro Paese, non li vogliamo. Punto. Sarà pure nostro diritto difendere l’integrità della patria cittadinanza o farlo ci classifica in automatico come odiosi xenofobi? La Chiesa è preoccupata dall’iniziativa presa dal governatore della Sicilia perché metterebbe in discussione i meccanismi ben oliati della macchina della solidarietà ai migranti. È diritto delle gerarchie ecclesiastiche praticare la politica delle porte aperte. Hanno uno Stato sovrano, lo facciano a casa loro. Preveniamo l’obiezione: lo Stato del Vaticano è troppo piccolo per prenderli tutti. Pazienza, vorrà dire che dovranno stringersi un po’.

Conosciamo tante famiglie italiane che a causa della crisi economica sono andate a vivere in strutture di fortuna o a trovare riparo a casa di parenti e amici per non finire sotto i ponti. Quei disgraziati si sacrificano senza fare troppe storie, e neppure prediche. Comincino pure i prelati a stringere la cinghia che un tanto di austerità non ha mai ucciso nessuno. Nello Musumeci avrebbe meritato dal Governo una risposta degna di un’alta istituzione della Repubblica.

Invece, il premier Conte, di concerto con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, preferisce la carta bollata. Il Governo ricorrerà al Tar per chiedere l’annullamento dell’ordinanza del governatore siciliano? Si accomodi. Però dopo il tribunale vadano i ministri, accompagnati dalla pletora di sottosegretari che affollano i palazzi della politica a Roma, a spiegare agli abitanti di Lampedusa, del trapanese e dell’agrigentino, come di tutto il resto della Sicilia, che stanno vivendo sulla propria pelle il dramma di una presenza di clandestini in fuga da ogni misura di controllo sanitario e securitario, che va bene così; che le ragioni dell’ideologia multiculturalista dell’accoglienza illimitata hanno la precedenza sui legittimi bisogni e sulle giustificate paure dei cittadini. Raccontino anche di come la loro scelta suicida di negare una politica estera all’Italia ci abbia esposto, con la crisi libica, alla mercé non delle grandi potenze mondiali ma, peggio, alle mire di satrapi e tiranni di periferia che proliferano nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Dicano agli italiani che, grazie a loro, sul controllo dei flussi migratori dalla Libia siamo sotto ricatto del capataz turco Recep Tayyp Erdogan. E non solo su quello.

Musumeci con la sua iniziativa li ha spaventati. Ora tenga duro, e la destra plurale lo sostenga con una sola voce perché bisogna avvicinare il momento della resa dei conti. Di politicanti che sopravvivono a se stessi tenendo il piede in due staffe ne abbiamo le tasche piene. Occorre che gli italiani scelgano il loro futuro. Dovrà essere l’Italia della signora Laura Boldrini, dei Gad Lerner, dei Roberto Saviano, dello squadrismo delle sardine e della canaglia multiculturalista, o sarà la terra dei patrioti? Decide la maggioranza. È così che funziona in democrazia. A questo punto sorge spontanea una domanda che giriamo all’inquilino del Colle: ma siamo ancora in democrazia?

Aggiornato il 27 agosto 2020 alle ore 11:33