Stupido hotel

Ciurlare nel manico è nella natura delle cose ma un supplemento di serietà, forse, a volte sarebbe gradito. Non si può essere aperturisti con il Governo per portare a casa un emendamento (Silvio Berlusconi docet) e poi conciliare capra e cavoli ritornando intransigenti sul Mes per accontentare gli alleati. E magari poi assicurare alla maggioranza un aiutino sottobanco da parte di qualche “responsabile”. Nel contempo non si può gridare all’oppressione quando Giuseppe Conte chiude tutta l’Italia per Natale, mentre pochi mesi prima si è criticato lo stesso premier perché era lassista sulle discoteche (si è detto incredibilmente anche il contrario per la verità). Non è certo una difesa dell’esecutivo, dato che questo sgangherato drappello di improvvisatori chiude – a puro titolo di esempio – le piste sciistiche fino al 7 gennaio come se prima di tale data fossero perniciose e dopo salvifiche. Questo è maanchismo buono per accontentare tutti e nessuno mischiato con la demagogia burocratica di chi vorrebbe impedire lo spostamento tra piccoli Comuni limitrofi il giorno di Natale. Il non senso alberga sovrano in questi tempi di brutta politica, nonostante ci sarebbero tante buone ragioni da spendere per fare chiarezza. I provvedimenti assunti oggi sono inevitabili ma sono frutto degli errori di ieri.

Anzitutto questa paludosa pratica di far trapelare i provvedimenti prima dell’ufficialità per vedere l’effetto che fanno è davvero disgustosa. Qualche guru della comunicazione governativa dovrebbe uscire dalla logica “Grande Fratello” e ritrovare un barlume di senso delle istituzioni. Così come le domande “telefonate” in conferenza stampa rivolte al premier per permettergli di difendersi su fatti personali riguardanti la di lui compagna è degna della miglior Barbara D’Urso. Cristiano Malgioglio sarebbe stato più sobrio. L’opposizione, se vuole candidarsi a diventare classe di Governo credibile, deve anzitutto battere su queste evidenti cadute di stile. L’opposizione dovrebbe richiamare al contegno. Parimenti dovrebbe ricordare al malmostoso premier che questo mini lockdown natalizio è frutto degli errori agostani per i quali l’esecutivo dovrebbe chiedere scusa. Le discoteche rimaste aperte fino al sedici di agosto sono una incontestabile responsabilità di un Governo che oggi ci viene a fare la predica impedendoci anche le cose più banali (lo spostamento tra due piccoli comuni limitrofi) perché noi italiani saremmo indisciplinati. Noi italiani siamo sicuramente in gran parte cialtronescamente furbetti ma i signori al Governo non sono migliori visto che in questi mesi non hanno toccato palla su questioni cruciali come il trasporto pubblico e l’organizzazione della scuola, fattori cruciali nella strategia contro il virus. E invece sarebbe addirittura colpa della nostra indisciplina. Adesso il presidente del Consiglio, Conte, può anche stupidamente chiudere gli hotel ma è bene che qualcuno ricordi quanti errori sono stati compiuti in questi ultimi mesi in tema di potenziamento del servizio sanitario. Errori strategici come quello di intasare gli ospedali non creando strutture dedicate ai pazienti Covid, piuttosto che il mancato potenziamento delle terapie intensive, il ritardo nelle assunzioni dei medici e via discorrendo.

Sono responsabili le Regioni? Quella del premier sarà anche culpa in vigilando ma almeno ci risparmi la predica e ci dica piuttosto la verità invece di giocare a fare il rassicurante spergiurando che il nostro sistema sanitario tiene perfettamente. Il nostro sistema sanitario tiene a mala pena per merito degli operatori, che fanno miracoli nonostante l’incapacità dei decisori politici. Caso emblematico è quello pugliese con reparti Covid chiusi e mai rimpiazzati, ritardi nelle assunzioni di medici, difficoltà di tracciamento, assistenza domiciliare in tilt. Questo lo dice La Repubblica mica un pericoloso giornale sovversivo. Dov’era Giuseppe Conte quando c’era da metterci la faccia? Giuseppe Conte è sempre altrove quando c’è da metterci la faccia: il caso dei decreti Giuseppe Conte-Matteo Salvini e delle prime zone rosse in Lombardia sono emblematici. Giuseppe Conte sparisce per poi tornare ampolloso, giusto in tempo per chiudere gli hotel. Ma che bravo.

Aggiornato il 05 dicembre 2020 alle ore 09:17