Ci risiamo: incubo chiusure

Ci risiamo, si prospetta l’ennesimo programma di chiusure a singhiozzo nei fine settimana e una nuova tavolozza di colori che quella dei pittori impallidirebbe, oltre ad una serie di ulteriori scalettature sulla somministrazione dei vaccini. Verrebbe da chiedersi se non fosse il caso, visti i fallimenti e le continue confusioni, di affiancare al ministero di Roberto Speranza una McKinsey della medicina, visto che forse sarebbe più opportuna accanto al Comitato tecnico scientifico (Cts) e al ministro della Salute, piuttosto che a quello delle Finanze.

Per non dire del fatto che riproporre il weekend “chiuso” per ristoranti, bar e pizzerie, a questo punto dell’anno, sarebbe una condanna a morte. Con la primavera che arriva e il tempo che migliora, stare all’aperto e al sole – per pasteggiare in compagnia – più che una voglia è una necessità assoluta. Tra l’altro, dalle parti del Cts e del ministero nessuno ha mai fornito le prove inconfutabili che tenere in funzione gli esercizi di ristoro e mescita all’aperto, e con le regole di cautela rispettate, durante i fine settimana provochi l’aumento dei contagi e della diffusione del virus.

Insomma, se non è dimostrabile che stare all’aperto con le misure previste mentre si beve una spremuta oppure un aperitivo in compagnia provochi l’aumento della pandemia, è sicuramente provato che porti al soffocamento e alla morte dell’economia. Ecco perché scriviamo ci risiamo. E bisognerebbe farla finita con certe soluzioni e col tartassamento di alcune categorie e dei cittadini, perché dopo un anno lo sfinimento è altissimo e la pazienza bassissima, per non parlare degli effetti sulla crisi che continuando così non finirà mai. Anche qui siamo alla qualunque, perché dalle parti del governo e dei suoi consulenti c’è chi parla di sette mesi, chi di 15, chi dice che a giugno ci saranno 60 milioni di vaccinati che è una roba da guinness dei primati, chi parla di fine autunno, chi invita all’obbligo vaccinale per tutti e per legge che sarebbe un fatto grave, chi il contrario.

Per non dire del silenzio sui guariti che hanno sviluppato gli anticorpi, perché non si impone un test sierologico per sancirne l’immunità anticorpale e l’esclusione dal ciclo vaccinale? Chi avesse gli anticorpi da guarigione, per quale ragione dovrebbe fare il vaccino? Parliamo ad oggi di tre milioni di persone, mica robetta: tre milioni di vaccini in meno, di costi e di tempo risparmiato, perché non se ne parla? E poi chi risarcirà fino all’ultimo euro non solo gli esercenti obbligati alla chiusura magari non dovuta, visto che la certezza dei motivi non la danno, ma i cittadini che si sono ammalati di Covid perché hanno usato le mascherine taroccate, che sono state distribuite senza i controlli puntigliosi e rigorosi.

Quello che stiamo vedendo, intorno allo scandalo delle mascherine, fa il paio con ciò che abbiamo letto sul “caso Palamara” e forse peggio. Perché da una parte si è taroccata la democrazia e dall’altra aiutata addirittura la pandemia, una roba di una gravità inaudita. Ebbene, noi siamo garantisti, sia chiaro, non cambieremo per seguire simpatie e antipatie, ma ciò che è successo sulle forniture delle mascherine – se fosse confermata la colpa, la fraudolenza, la stecca sulla pelle degli italiani a rischio di morire – meriterebbe davvero per i responsabili la Caienna eterna e ai ferri, giorno e notte.

Ecco perché abbiamo scritto che ci saremmo aspettati un cambiamento totale della squadra, a partire dal ministero della Salute intorno al quale, dall’inizio della pandemia, c’è stato il caos più totale. Un caos che permane, dai colori alle chiusure, ai vaccini, al silenzio sui guariti, ai tempi di risoluzione, al fatto che gli scienziati – anziché fiducia e vaccini – continuano a somministrare terrore, chiusure e paura. Dopodiché, anche la vicenda delle forniture dei vaccini è di una gravità assoluta. Non solo conferma i dubbi sulla storia del Covid, che è scappato da un Paese spietato, comunista e assolutista che vuole monopolizzare il mondo alla sua maniera illiberale, ma conferma che sull’approvvigionamento – anziché alla salvezza delle popolazioni – si stia pensando a un gioco di potere e di dominio geo-economico.

Qui non si tratta solo degli errori assurdi della Unione europea sui contratti delle forniture. Si tratta delle procedure, perché nei casi in cui si rischia la morte di milioni di persone, si precettano le industrie per la produzione, ci si mette al lavoro per legge emergenziale a turni di otto ore per 24 ore. E si mette in campo tutta la forza della democrazia sull’arbitrio industriale. Non scherziamo: se siamo come in una guerra mica si possono costringere solo le persone o i ristoratori ad obbedire all’emergenza.

Rispetto ai giallorossi, sulla sanità c’è troppa continuità. Non basta aver sostituito Domenico Arcuri, serve un passo diverso nelle soluzioni e nei provvedimenti e serve ora, non tra chissà quanto. Perché non vorremmo ricrederci nelle aspettative del governo di Mario Draghi. Per questo facciamo appello, oltre che alla capacità indiscussa del premier, alla presenza della Lega e Forza Italia che deve segnare un distinguo netto con la politica statalista e assistenzialista giallorossa, con la politica cattocomunista e grillina precedente. Altrimenti, parliamoci chiaro, ci sarebbe puzza di bruciato e verrebbe da chiedersi cosa è cambiato. Aspettiamo… intelligenti pauca.

Aggiornato il 10 marzo 2021 alle ore 10:50