Mediterraneo: culla di convivenza pacifica o genesi del caso geostrategico?

In un gran bel editoriale su “Il Foglio”, l’ex ministro degli Interni, onorevole Marco Minniti, oggi presidente della Fondazione Med-Or promossa da Leonardo, definiva il Mediterraneo quale prioritario quadrante strategico del pianeta, dove è tuttora in gioco un pezzo della “Sicurezza Globale”, in un mondo Mediorientale-Mediterraneo sempre più polarizzato e sempre meno “Mare Nostrum”, mentre crescono le nuove presenze geostrategiche, quali la Russia e la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. In particolare, l’articolo sottolinea come l’Europa intera si trovi a dover trattare sempre più univocamente con la Turchia, in quanto di fatto dispone del controllo di entrambe le maggiori rotte migratorie verso il Continente europeo!

A questo quadro si aggiunge la crisi israelo-palestinese ancora in corso, che vede ancora una volta la Turchia schierata a favore dei palestinesi sunniti di Hamas (armati dagli sciiti iraniani), complicando ancor di più gli assetti geopolitici, e aggiungendovi in maniera evidente la componente di matrice religiosa” che va a confrontarsi anche con Israele, stato confessionale ebraico. Esiste evidenza, dunque, anche per un confronto con il diritto di cittadinanza (meglio delineato dalla Dichiarazione sulla Fratellanza umana a firma Grande Imam al Tayyeb-Papa Francesco, di Dubai), emerso in particolare a Gerusalemme con scontri tra israelo-palestinesi e israelo-ebraici.

Non c’è dubbio che una analisi abbastanza obiettiva dell’intera area sarebbe quella di disgiungere le varie argomentazioni religiose, geopolitiche e economiche, per poi cercare una sintesi che riesca ad integrare i diversificati contrastanti aspetti. Guardando, però, ai meri fatti di Gerusalemme e i territori “contesi”, emerge chiaramente lo stato di conflittualità non giustificabile dal punto di vista parità di diritto di cittadinanza”, quale discriminante non tollerabile, visto che le popolazioni di credo religioso diverso da quello imposto dallo Stato, sono sempre più sottoposte a distinzioni sociali non più tollerabili.

Argomenti questi da Alto Commissariato sui Diritti dell’Uomo con sede a Ginevra. Credo quindi opportuno guardare alla realtà delle ripercussioni dovute all’apertura alla “Fratellanza” nel dialogo interreligioso che continua ispirare profondi sentieri di pace, sino a ieri impensabili.  Mi riferisco, oltre agli accordi Arabia Saudita-Iran sul cessate il fuoco nello Yemen e la relativa apertura al processo di pace interno tra Huthi (Sciiti) e Forze “governative” (sunniti Sauditi), anche a quanto in essere in Arabia Saudita, che dalla nascita del binomio Wahabismo-Saudita di fine Settecento ha sempre professato e diffuso un Islam radicale ancorato alla sharia nella sua espressione giuridica meno tollerante.

È di questi giorni, infatti, la notizia che il principe ereditario Mohammed Bin Salman, in forte contrasto con la Costituzione che recita solo quanto scritto sulla bandiera nazionale che riporta “la sola dichiarazione di fede Islamica (comune anche all’Isis), ha asserito che della Sharia bisognerebbe applicare soltanto le leggi che derivano da una stipulazione coranica chiara o esplicita della Sunna. Il Governo dovrà, quindi, mettere in atto regole e insegnamenti del Corano nelle hadith mutawatir (citate da più testimonianze), e appoggiarsi alla veridicità e affidabilità delle hadith ahad (cioè quelle attribuite o derivate dal comportamento di Maometto) e ignorare del tutto le hadith khabar (centinaia di altre interpretazioni “certificate” da persone non del tutto note)”. Così, conclude Mohammed Bin Salman, non ci dovrebbe essere mai più una punizione legata a una questione religiosa”. Nella sostanza, anche il tradizionalissimo Wahabismo Saudita si sta aprendo alla cultura della vita sociale di tutti i giorni, da preferire alla mera “sottomissione” religiosa imposta dalla sharia.

Certo è un mondo in divenire che ancora stenta ad essere comunemente riconosciuto. Ma è già tanto che nell’ambito “religioso” se ne parli con la ferma convinzione che la religione, e la “fede conseguente, hanno molto più a che fare con la purezza della vita spirituale che con la realtà sociale della vita terrena! Un dubbio sovrano, però, permane nel constatare che in tutte questi incontri “interreligiosi” – tra alti prelati del mondo Cristiano-Islamico – manchi un interlocutore senza il quale non credo si potrà mai parlare di “Fratellanza” compiuta: la religione ebraica e cioè i discendenti di Isacco, da cui poi noi cristiani deriviamo.

È stato dunque saltato un passaggio di quel benedetto messaggio sulla “Fratellanza”, la cui origine risale al Patriarca Abramo! E se i discendenti di Ismail (fratellastro di Isacco) si sono aperti alla fratellanza con i discendenti degli Ebrei (Gesù come tutti noi cristiani ci riconosciamo nel popolo di tradizione ebraica!), non si è forse saltato un passaggio? In particolare, manca uno dei tre interlocutori principali: i rappresentanti di fede ebraica! Sinceramente, quindi, spero che quanto prima anche il mondo “ebraico” incomincerà a percepire il significato di “Fratellanza Umana”. Se questo avverrà, allora non solo cesseranno i contrasti sui territori e le pericolosissime derive terroristiche tuttora esistenti, ma addirittura questa nuova visione di sentirsi fratelli alimenterà la ricerca di soluzioni per una migliore convivenza pacifica all’insegna della dignità del sentirsi “cittadino”, con unico riferimento all’ordinamento dello Stato di Diritto, della nazione in cui si vive.

Per finire, mi piace citare che dal primo gennaio 2021 anche l’Unione Africana, a similitudine di quanto fatto in Europa più di quarant’anni orsono, ha deliberato “la libera circolazione dei popoli” in attesa che poi venga ratificata dai singoli Stati. A giudicare dalla situazione attuale e dai conflitti in atto, la strada sarà dunque ancora lunga e tortuosa. Ma… lasciamo fare ai “preti” (Imam e Rabbini qualsivoglia), visto che questa volta sembra proprio che loro per primi si siano innamorati delle fraterne “Libertàche la Cittadinanza civica” impone.

Aggiornato il 03 giugno 2021 alle ore 11:35