Partito unico? Sì, no, forse…

Se si dovesse fare un sondaggio fra gli italiani a proposito del partito unico del centrodestra, sarebbe più che probabile un grande successo per il sì. Lo stesso sondaggio, fra gli iscritti e soprattutto tra gli eletti di Forza Italia, vedrebbe arrivare per primo un bel “no”.

Il punto vero è che la proposta fatta da Silvio Berlusconi, che comunque respinge al mittente l’accusa di “una fusione a freddo”, è di puro stampo politico al di là dei desideri dello stesso Cavaliere. Una ipotesi che, tra l’altro, ha colto di sorpresa l’ospite Matteo Salvini in quel di Arcore, del tutto all’oscuro di un’idea per certi aspetti dirompente ma mai messa in discussione.

Partito unico o federazione di centrodestra, prendendo spunto dal Partito Repubblicano degli Usa, vuole anche essere il mantenimento, nei fatti, di una promessa berlusconiana: sono in campo e intendo rimanerci! Un proposito che, come è nello stile di Berlusconi, si salda con un diffuso consenso che potrebbe dare l’impressione di una adesione automatica a un pensiero di gran lunga maggioritario ma che, a una lettura più attenta, ne rivela una implicita difficoltà non solo per il prevedibile “no” di Giorgia Meloni ma per le reazioni niente affatto entusiastiche all’interno della ex Casa della Libertà.

Se infatti per Giorgia Meloni l’obiettivo di fondo è quello di guidare lei stessa l’ipotesi del centrodestra unito e unitario (per Matteo Salvini il discorso è diverso per storia e collocazione), per quanto riguarda Forza Italia l’idea berlusconiana è stata ricevuta come – se non peggio – di un sasso in piccionaia rispetto alle conseguenze interne per una sorta di archiviazione di Fi, lasciando in mezzo al guado non pochi dei suoi attuali rappresentanti.

Il fatto è che la costruzione di questa unità, come ha specificato il Cavaliere, deve sorgere dal basso e senza traumi: può benissimo rientrare nel catalogo, assai utilizzato in politica, dei sogni proibiti. Non solo e non tanto perché fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare (anche il più tempestoso e pieno di incognite), ma soprattutto per l’arrivo prima – e poi per la presenza ampia numericamente e caratterialmente aggressiva – di un Salvini che, come gli interessati temono, non avrà alcuna pietà nella costruzione delle nuove liste elettorali unitarie.

Per quanto questo disegno unitario debba sorgere dal basso, day by day, passo dopo passo, la sensazione interna a Forza Italia è che comunque si tratti di una liquidazione o di un pensionamento coatto del movimento berlusconiano col sospetto che il suo artefice non lo ritenga più all’altezza delle sfide, non soltanto elettorali, che l’aspettano.

Ridotta in questi termini, oggettivamente sommari, la questione del partito unico viene affondata non solo ben prima di qualsiasi discesa in mare, ma anche senza neppure una riflessione che si impone tanto più oggi quanto più il quadro nel centrodestra si è radicalmente modificato, sol che si pensi al ruolo presente e soprattutto futuro di una Gorgia Meloni che, a sorpresa per i molti distratti, potrebbe essere la presidente del Consiglio di qui a meno di due anni.

Aggiornato il 23 giugno 2021 alle ore 09:30