Sono i governi la minaccia, non il clima

La storia è piena di catastrofi naturali, terremoti, inondazioni, uragani, eruzioni vulcaniche e altri disastri geologici. Ma abbonda anche di catastrofi artificiali che provocano danni durevoli al pari di quelle naturali ma più temibili di queste perché continue, premeditate e non assicurabili: sono le catastrofi politiche. Qualsiasi operatore economico prima di trasferirsi in un Paese che non conosce sa che il primo rischio da valutare è quello politico, che racchiude la possibilità di eventi con un grande potenziale distruttivo per la società nel suo insieme.

Il fatto è che la politica è per sua natura irresponsabile, in quanto i governi ignorano sempre la possibilità che i loro schemi non funzionino come previsto e più concentrano potere nelle loro mani, più aumenta il rischio politico. Non si può mai essere sicuri di cosa i politici faranno esattamente, per cui il rischio deriva soprattutto dalla loro imprevedibilità, proprio come nel caso un individuo demente. Sbagliano, non ammettono mai nessun errore e sono perfettamente in grado di distruggere il mondo per il potere. Di conseguenza, la situazione è in continua e pericolosa evoluzione. L’isteria internazionale sia per il Covid-19 che per il cambiamento climatico ha notevolmente amplificato ovunque il rischio politico.

Net Zero, Climate Action, Build Back Better e Great Reset, gli slogan creati dal Forum economico mondiale e adottati dai leader occidentali, designano le politiche psicopatiche volte ad accelerare la transizione dai combustibili fossili alle tecnologie rinnovabili e tutte rientrano nel copione di salvare il pianeta dal cambiamento climatico. Si osservi che questa etichetta ha sostituito quella del “riscaldamento climatico” per non sbagliarsi mai e poter continuare a affermare che anche tempeste o nevicate record sono causate dal diossido di carbonio la cui formula chimica è Co2. Tale composto è anche il prodotto della respirazione umana: inspiriamo ossigeno e espiriamo Co2. Anche la respirazione della popolazione mondiale inquina il pianeta.

Il copione ambientalista comporta che la minaccia climatica sia così imminente e esistenziale da spingere i leader mondiali ad agire come se fossero in guerra quando bisogna dichiarare lo stato di emergenza. Non c’è più tempo per deliberare o discutere, perché “la nostra casa è in fiamme” come dice la mascotte ambientalista Greta Thunberg. In questo stato di emergenza, tutte le libertà civili e democratiche possono essere sospese e, come per il Covid, il dissenso e il dibattito messi a tacere. Ovviamente per il “bene comune”. Solo allora le autorità, usando tutta la forza necessaria, potranno fare ciò che è necessario per proteggerci dal nemico che sarebbe quel rischio naturale, il cambiamento climatico, che circola da circa quattro miliardi di anni e la cui causa principale non è la Co2 ma il Sole, senza il quale la terra sarebbe una palla congelata a circa due gradi sopra lo zero assoluto. Oltre al sole concorrono a influenzare il clima anche i cambiamenti dell’orbita, l’inclinazione dei pianeti e una ventina di altri fattori critici.

Ma di tutto questo è vietato parlare, perché non è funzionale all’espansione del potere e del controllo politico sulle masse e all’imposizione del nuovo schema di sviluppo industriale deciso dai governi occidentali. Senonché, questo folle allarmismo con l’ipotesi di un giorno del giudizio climatico (sono stati installati in varie città orologi climatici per il countdown della fine del pianeta) sta già causando interruzioni globali nella produzione di energia mettendo a rischio la vita di milioni di persone. Nella foga di prevenire il presunto disastro climatico, eliminando i combustibili fossili, i governi non hanno pensato che i prezzi potessero aumentare di colpo e infliggere a tutti l’assaggio di una catastrofe energetica.

Il presidente americano Joe Biden che, appena insediato, ha aderito all’accordo sul clima di Parigi in cui politici e burocrati di tutto il mondo fingono di poter controllare le temperature, il livello del mare e l’attività delle tempeste a patto di distruggere migliaia di industrie e tassare i contribuenti, ha firmato ordini esecutivi per bloccare oleodotti e trivellazioni, rendendo nel giro di pochi mesi il suo Paese da autosufficiente in campo energetico a dipendente dalle forniture dei Paesi dell’Opec. I leader europei non sono stati meno stupidi. Dopo aver escluso il gas naturale dall’elenco delle fonti energetiche a basse emissioni di carbonio, quando nel mese di settembre il prezzo ha iniziato a salire velocemente, sono andati tutti in panico a causa dello stoccaggio insufficiente per affrontare l’inverno. Come ha recentemente dichiarato l’Amministratore delegato della Snam, Marco Alvera: “Puoi sopravvivere una settimana senza elettricità, ma non puoi sopravvivere senza gas”. Andrà bene se l’Unione europea diventerà ostaggio della Russia per mancanza di autonomia energetica. E i teorici psicopatici della transizione vorrebbero che Russia e altri importanti Paesi produttori di petrolio rinunciassero ai combustibili fossili per abbassare la temperatura globale!

I principali fattori che determinano la politica energetica sono l’affidabilità, la sicurezza e il costo perché gli standard di vita e la prosperità economica dipendono dal contenimento dei costi energetici. Ma nessuno di questi requisiti sarà soddisfatto con la transizione ecologica. Va detto con molta chiarezza: l’energia verde è una truffa politica travestita da movimento per la salvezza del pianeta ma concepita come mezzo per perseguire la governance globale, la tassazione globale e la regolamentazione globale. Ci avviciniamo a una catastrofe politica che prima colpirà popolazioni disperse, disorganizzate e disarmate dalla propaganda e che, come conseguenza della truffa, pagheranno più tasse per un’energia meno efficiente. Ma in un secondo tempo potrebbe allargarsi a un conflitto mondiale.

L’energia verde è approvata da agenzie governative, organizzazioni non profit ambientali, da lacchè scientifici e potenti lobby verdi che distribuiscono soldi a destra e a manca. Tutti questi soggetti, che lavorano solo per promuovere i propri interessi, sono visti come fonti di informazioni affidabili. Le politiche climatiche che si basano su queste fonti stanno minando la coesione interna delle società occidentali, prosciugandole economicamente e accelerando la ridistribuzione del potere globale lontano da loro. C’è da chiedersi quando la gente si sveglierà e, come facevano i Romani, comincerà a trascinare nelle strade i responsabili di tutta questa follia.

Aggiornato il 12 ottobre 2021 alle ore 09:16