Quegli ambigui patrioti illiberali dell’Occidente

La guerra sta facendo emergere in molti politici, intellettuali e giornalisti italiani sia un singolare atteggiamento censorio sia la pretesa assolutista di possedere e incarnare la Verità unica, sulla base di una presunta superiorità etica. Così, si tende a negare a se stessi e agli altri persino il diritto di ragionare sulla base di fatti. Chi soltanto cerchi di farlo viene accusato di “fare propaganda”, di “intelligenza con il nemico” e il demonio. Se poi la fonte è russa, bisogna considerarla a priori falsa e fumo di Satana per definizione, senza ragionare nel merito.

Dell’intervista-scoop a un ministro si prende spunto da una singola affermazione falsa, maldestra e davvero aberrante (sul presunto ebraismo di Adolf Hitler) per oscurare tutte le altre sue (interessanti) affermazioni, rifiutando persino di ragionarci nel merito. Eroici conduttori televisivi invitano giornalisti russi nei loro talk-show solo per interromperli, aggredirli e riderci su. E fanno questo solo per fare la ridicola e grottesca figura dei cavalieri del Bene, senza macchia e senza paura; per esibirsi in cori conformisti, nella certezza del facile trionfo sull’ospite russo in condizioni di debolezza. Questo vile atteggiamento di quei giornalisti (che si dicono liberal-democratici e credono di combattere per la libertà e la democrazia) è in se stesso, oltre che un canone classico della propaganda di guerra, anche un atteggiamento irrazionale, illiberale, non democratico, oscurantista, cialtrone. E anche cafone.

La verità più probabile è che quei giornalisti sono rosi da una falsa (e cattiva) coscienza. Sostituiscono il sentimento di una presunta superiorità etica delle proprie posizioni alla faticosa ricerca della verità, che si nutre di studi e di ragionamenti. E si realizza nel confronto con i fatti e con le posizioni altrui, anche quelle dell’avversario, persino del “nemico”. A quest’ultimo si negano a priori non solo verità, onestà e buonafede (pur nel sempre possibile errore), ma anche le caratteristiche della comune umanità. Sono demoni e agenti del demonio. Quei giornalisti si credono patrioti della civiltà occidentale, ma negano il nucleo etico e spirituale più profondo di quest’ultima, che è l’umanesimo liberale e cristiano universalista (il quale impone di non negare ad alcun essere umano la ragione e l’umanità). I giornalisti liberali e umanitari negano l’umanità e la libertà a chi più la dovrebbero riconoscere se, come dicono, vogliono difendere la civiltà occidentale. Scambiano l’Occidente con la Nato (che è solo una coalizione di Stati). Giungono al punto da identificare l’Occidente con gli Stati occidentali e con i loro governi. E, molti per la prima volta, con il proprio Governo.

Scatta il riflesso tribale “my country, right or wrong” che si addice alle trincee di guerra, ma non alle attività intellettuali, per definizione – in Occidente – libere e laicamente autonome da condizionamenti esterni. Qualcuno in questi giorni identifica addirittura l’Occidente con il presidente degli Stati Uniti solo perché, per puri rapporti di forza, si trova a esserne il capo politico-militare. Ma non può, per mere ragioni di forza, avere il titolo per dirigere le coscienze. È singolare che possa farlo attraverso la falsa e cattiva coscienza dei giornalisti europei e italiani. Diremmo con Vittorio Alfieri: “Sta la forza per loro, per noi sta il vero”.

Aggiornato il 05 maggio 2022 alle ore 11:30