Luciano Canfora, bugiardo d’animo

Sassolini di Lehner

Il filologo Luciano Canfora, quando decade ad agit-prop post-stalinista, pone in discussione il rigore scientifico dovuto in un docente universitario. Occupandosi del caso di Antonio Gramsci, dedicò più scritti per dimostrare che la lettera (1928) di Ruggero Grieco al comunista sardo fosse un falso fabbricato dai fascisti. In realtà, il falsario risultò essere proprio Canfora. Accortosi che la propria tesi del tutto infondata veniva contestata e irrisa anche a sinistra – si prese gli sfottò di Giuseppe Fiori, “messo in piedi una gigantesca gru… per sollevare un turacciolo” – invece di chiedere venia per lo strafalcione fil-illogico, giunse al punto di alludere alla possibilità che lo stesso Grieco fosse manovrato dai fascisti.

Il compagno Ruggero non risulta che fosse meno stalinista di Canfora, il professore elogiatore di Iosif Vissarionovič Džugašvili. Luciano, infatti, lo definì non come insuperabile macellaio, bensì come “grande statista”. Grieco, purissimo stalino-togliattiano, inoltre, non meritava affatto di venir infangato con la temeraria accusa di associazione esterna all’Ovra.

Aggiornato il 02 aprile 2024 alle ore 09:35