Pagina 3 - Opinione del 10-8-2012

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a speranza era stata alacremen-
te coltivata nel corso di tutto
l’inverno e della primavera, ed era
sbocciata non più di due mesi fa.
Ieri l’allegra battaglia per le prima-
rie nel Pdl è stata definitivamente
archiviata. «Abbiamo perso» ha
detto Andrea Di Sorte. Il vicepresi-
dente dei giovani dell’Anci è anche
uno degli esponenti di spicco del
movimento dei Formattatori, che
più di tutti gli altri si erano spesi su
questo tema. Di Sorte si toglie qual-
che sassolino dalla scarpa: «Peccato,
per Angelino Alfano poteva essere
un manifesto politico e un segnale
di cambiamento». Ma rinnova la
propria fiducia al segretario, com-
mentando le voci che vorrebbero
l’ex Guardasigilli alla guida del par-
tito nelle prossime elezioni regionali
in Sicilia: «Angelino candidato nel-
l’isola? Se succede mi trasferisco lì
a fare il porta a porta».
Non è un mistero che, in caso
di consultazione fra la base azzurra,
i Formattatori avrebbero appoggia-
to la candidatura di Alfano. E non
stupisce che ne appoggino un’even-
tuale corsa per il dopo Lombardo.
Ma solo una settimana fa, il segre-
tario aveva liquidato la richiesta del
movimento di celebrare le primarie
in Sicilia come una «liturgia ipocri-
ta». Accusa che era stata rispedita
seccamente al mittente. Un comu-
nicato dei Formattatori osservava
che le parole di Alfano erano state
L
pronunciate «nonostante un docu-
mento approvato dall’ufficio di pre-
sidenza dell’8 giugno scorso, a fa-
vore delle primarie per la
premiership, senza alcuna eccezione
e finora mai emendato formalmen-
te, conservi ancora tutte le firme
della dirigenza pidiellina». La con-
clusione era eloquente: «Non è for-
se ipocrisia anche questa? Per ri-
scattarsi dalle promesse non
mantenute il Pdl riparta dalla Sici-
lia». Ma Alfano non ha sentito da
quell’orecchio. E giovedì scorso ave-
va ribadito: «Non facciamo le pri-
marie se Berlusconi accetterà di can-
didarsi. Non facciamo le primarie
sul fondatore del partito: sarebbero
superflue, scontate, ipocrite e inu-
tili»
In effetti, tra gli esponenti del
movimento, la discesa in campo di
Silvio Berlusconi era stata vista co-
me un segnale molto negativo nel-
l’impervio percorso che avrebbe do-
vuto portare alle primarie. Una
strada che ieri si è definitivamente
interrotta. Ad una settimana dal du-
ro scontro, sembra tornata l’armo-
nia tra il segretario e i Formattatori.
Archiviata la stagione delle primarie
con una manciata di consultazioni
a livello comunale, il movimento
ha dovuto ricalibrare la propria li-
nea. Se da un lato continua a riba-
dire l’esigenza di riformare l’intera
dirigenza del partito, dall’altro so-
stiene Alfano come ha sempre fatto
negli ultimi mesi. In molti ancora
oggi criticano il tributo che i For-
mattatori gli dedicarono il mese
scorso durante la convention di Pa-
via, quando l’ombra del Cavaliere
era ancora distante e la partita per
il futuro incerta. E oggi gli rinfac-
ciano un’eccessiva confusione tra il
metodo – sostenere Alfano una vol-
ta spuntata la battaglia per le pri-
marie – e il merito – appoggiare il
segretario
tout court
, anche dopo
essersi messo di traverso ad un pro-
getto politico per molti considerato
la pietra angolare del rinnovamento
del Pdl.
PIETRO SALVATORI
II
POLITICA
II
Il Pd rinnega l’agendaMonti, il Pdl la corregge
di
FEDERICO PUNZI
entre il governo si prepara
per gli esami di riparazione
a settembre, studiando nuovi “com-
piti a casa” che avrebbe dovuto per
lo meno iniziare a svolgere nove
mesi fa, i partiti scaldano i motori
per la competizione elettorale del
2013 e le loro strade, confluite tem-
poraneamente nel sostegno a Mon-
ti, iniziano a divergere con sempre
maggiore evidenza. Con la carta
d’intenti di alcuni giorni fa, e con
le interviste di ieri di Bersani e Fas-
sina, il Pd si allontana sempre di
più dalla cosiddetta “agenda Mon-
ti”, mentre con la proposta per
l’abbattimento del debito il Pdl si
mostra più intento ad integrarla,
forse nel tentativo di “agganciarsi”
al professore per riguadagnare la
credibilità perduta negli anni di go-
verno. Il sogno di Casini, invece, è
dar vita ad una sorta di “lista Mon-
ti” e di sostituirsi definitivamente
al Pdl nel ruolo di rappresentante
dei “moderati”.
Al
Sole 24 Ore
il segretario del
Pd ha giurato «lealtà al governo
Monti», «lealtà verso il grande
obiettivo europeo» e responsabilità
sui conti pubblici. Quanto
all’“agenda Monti”, cioè a quel-
l’insieme di riforme strutturali in
parte avviate in parte da avviare,
il discorso è ben diverso. Per Ber-
sani la continuità con Monti sta
nel fine – l’Europa e l’euro – non
nei mezzi, nelle politiche per rag-
giungerlo. I patti e gli impegni as-
sunti vanno certamente rispettati,
M
«finché non si cambiano e miglio-
rano». Un modo per dire che il Pd
si impegnerebbe innanzitutto per
ricontrattare i patti esistenti come
il
fiscal compact
.
Mentre il governo Monti sem-
bra deciso ad imboccare, alla ripre-
sa di settembre, la strada dell’ab-
battimento del debito e di ulteriori
tagli alla spesa pubblica, per il Pd
si è già tagliato abbastanza e la
priorità è la crescita, da rilanciare
attraverso due vie: investimenti
pubblici, a livello comunitario e na-
zionale, cioè ulteriore spesa che am-
morbidendo i vincoli europei di bi-
lancio non andrebbe conteggiata
nel rapporto deficit/Pil; e redistri-
buzione, una tassa patrimoniale il
cui gettito verrebbe “redistribuito”,
in termini di minori imposte, a im-
prese e lavoratori. Voglia di retro-
marcia, invece, almeno parziale, in
due dei capitoli già affrontati dal
governo Monti: pensioni e lavoro.
Il grande pallino di Bersani, poi, è
la «politica industriale». Mentre il
governo, con il rapporto Giavazzi,
sta studiando il modo di disboscare
la selva di contributi alle imprese
per una riduzione lineare della pres-
sione fiscale su di esse, il segretario
del Pd pensa a nuovi incentivi a fa-
vore di settori produttivi che ritiene
più promettenti. Ogni governante
crede di saper allocare le risorse in
modo più razionale del mercato,
salvo poi scoprire di essersi lasciati
guidare dal pregiudizio ideologico.
Ma il dirigismo di Bersani si spinge
ben oltre, fino a teorizzare un nuo-
vo programma di partecipazioni
statali: chiamata ad entrare nel ca-
pitale anche di piccole e medie im-
prese con «partecipazioni minori-
tarie», definite «di supporto», la
Cassa depositi e prestiti si trasfor-
merebbe in una sorta di Iri 2.0.
«Noi siamo quelli dell’euro, sia-
mo quelli dei governi Prodi, Amato,
D’Alema, quelli di Ciampi e Padoa-
Schioppa», ricorda orgogliosamente
Bersani, non considerando che forse
in Germania quei nomi sono asso-
ciati sì all’ingresso dell’Italia nel-
l’euro, ma anche alle promesse non
mantenute, ad un’apertura di cre-
dito nei nostri confronti che si è ri-
valata mal riposta.
Ma è Fassina, il responsabile
economico del Pd, a elencare al
Fo-
glio
«i compiti a casa che promet-
tiamo di fare qualora dovessimo
andare al governo». E c’è tutto l’ar-
mamentario della «dottrina krug-
maniana-keynesiana». La gran vo-
glia di allontanarsi dall’agenda
Monti, in alcuni casi di contraddir-
la, viene dissimulata attaccando
l’«agenda Merkel» e le politiche fal-
limentari suggerite nella lettera della
Bce dello scorso agosto. Vade retro
austerità, dunque, la causa prima
del «disastro», bisogna «cambiare
rotta rispetto all’agenda Merkel,
con la sua spirale di austerità auto-
distruttiva, e costruire insieme alle
forze progressiste europee un’agen-
da per lo sviluppo sostenibile». Fat-
ta di licenza bancaria al fondo sal-
va-stati, di project bond (un
programma di investimenti «con
i controfiocchi», «per provare a
mettere insieme dal punto di vista
pratico le tesi di Keynes sulla do-
manda effettiva»), di «rigenerazio-
ne industriale, a partire dai gioielli
di stato», e di «coordinamento del-
le misure di tassazione in tutta
l’Europa per evitare lo scandalo
del dumping fiscale». Insomma, se
un paese europeo applica aliquote
fiscali più basse rispetto agli altri
per il Pd si tratta di «concorrenza
sleale». Non manca, ovviamente,
la patrimoniale «a bassa intensi-
tà»: non “una tantum”, ma un’im-
posta ordinaria, a partire da 1,2
milioni di patrimonio complessivo
(prima casa inclusa), i cui proventi
verrebbero utilizzati per ridurre le
tasse sui redditi da lavoro e di im-
presa. «Non ci stiamo a presentar-
ci sulla scena come il partito delle
tasse», avverte Fassina, meglio «il
partito della redistribuzione».
Chiuso l’incidente provocato
dalla frase riportata dal
Wsj
sullo
spread a 1.200, il Pdl è stato l’unico
tra i partiti di maggioranza a pre-
sentarsi da Monti, all’ultimo vertice,
con una proposta concreta per l’ab-
battimento dello stock di debito
pubblico. Criticabile e migliorabile
quanto si vuole, ma almeno suffi-
cientemente concreta da poterne di-
scutere. E, soprattutto, una propo-
sta che ha il merito di indicare una
rotta: quella dell’aggressione diretta
al debito accumulato, liberando al-
cuni spazi di manovra nella politica
di bilancio (anche per ridurre le tas-
se, tagliando la spesa), versus quella
di realizzare avanzi primari plurien-
nali al fine di ridurlo gradualmente,
che rappresenta una sorta di erga-
stolo fiscale. Una strada fallimentare
in passato, inizialmente intrapresa
dal governo Monti – che però si sta
parzialmente correggendo con il
piano anti-debito del ministro Grilli
– e che il Pd promette invece di per-
seguire a colpi di patrimoniali.
Chi invece avrà l’agenda Monti
come programma, fin troppo acri-
ticamente, è il “polo” a cui sta la-
vorando Casini, nel tentativo di
scrollarsi di dosso l’immagine della
politica centrista dei “due forni”.
Ma è possibile una “lista Monti”
senza Monti? Basterebbe qualche
innesto “tecnico” a dar vita a qual-
cosa di diverso dalla solita minestra
centrista? La presenza, anche se nel
ruolo di “traghettatori”, di Casini,
Fini e Pisanu rischia da sola di in-
grigire qualsiasi volto nuovo doves-
se aggregarsi alla comitiva.
I Formattatori si arrendono:
«Primarie?Abbiamo perso»
Mauro e Belpietro:
guerra di“post-it”
Per Bersani la continuità
sta nel fine – l’Europa
e l’euro – non nei mezzi
per raggiungerlo
Alfano stato l’unico
a presentarsi daMonti
con una proposta
per abbattere il debito
K
Angelino ALFANO
n capolavoro quello com-
piuto da Maurizio Belpietro
e dal quotidiano
Libero
: sfidare
quelli di
Repubblica
sul loro
stesso terreno di battaglia, quello
delle domande alle cui risposte
l’interessato viene costantemente
sollecitato dalla testata che le po-
ne. Ricordate i dieci quesiti che
quotidianamente venivano posti,
dalla redazione di Largo Fochet-
ti, a Silvio Berlusconi all’epoca
delle vicende Noemi Letizia e Pa-
trizia D’Addario? Ecco, Belpietro
sta facendo la stessa cosa. Un
passo indietro fino ad arrivare a
domenica scorsa quando il
Fatto
Quotidiano
ha pubblicato un’in-
tervista a Guido Bertolaso nella
quale, tra l’altro, l’ex responsa-
bile della Protezione civile nazio-
nale accusava il quotidiano di-
retto da Ezio Mauro di essere in
possesso (ma di non averle pub-
blicate) di intercettazioni telefo-
niche che lo scagionerebbero dal-
la incomoda posizione di
coinvolto negli sporchi affari del-
la cricca, preferendo invece met-
tere sulle proprie pagine «solo
quelle due o tre che orientano
l’opinione pubblica». È a questo
punto che scatta la geniale pen-
sata di
Libero
: porre, sull’argo-
mento, sei domande a Ezio Mau-
ro o, almeno, a Massimo
Giannini. Sei quesiti del tipo «È
vero che tenete nel cassetto le in-
U
tercettazioni che lo scagionano
(Bertolaso, ndr)?». Oppure «È
vero che siete in possesso di tutti
i nastri e li usate per “bastonare
Bertolaso”?», o anche «È possi-
bile che la fonte che vi ha passa-
to le trascrizioni delle telefonate
di Bertolaso abbia omesso quelle
che lo scagionano?» e via di que-
sto passo. Come era logico che
fosse, dal quotidiano debenedet-
tiano non sono giunte risposte.
Né, tanto meno, si è messo in
moto il cosiddetto “popolo dei
post.it”, quelli per intenderci che
dicono di battersi per la libertà
di stampa (e di libero sputtana-
mento tramite la pubblicazione
di tutti i colloqui telefonici): for-
se saranno già in riva al mare o
avranno terminato le scorte della
gialla materia prima.
GIANLUCA PERRICONE
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 10 AGOSTO 2012
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