Page 1 - Opinione del 14-10-2012

Direttore ARTURO DIACONALE
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Domenica 14 Ottobre 2012
delle Libertà
La crisi (profondissima) del giornalismo italiano
a salute del giornalismo italiano
e dell’editoria non è buona. In
crisi una sessantina di aziende con
ricorso a licenziamenti, prepensio-
namenti, cassa integrazione, con-
tratti di solidarietà. In crescita solo
il settore ondine e, in senso negati-
vo, le denunce per diffamazione a
mezzo stampa. Scoraggiante la dia-
gnosi sul mercato librario: meno
vendite e meno lettori.
Il fatturato complesso, è stato
osservato alla Buchmesse di Fran-
coforte, ha subito un calo del quasi
5
per cento rispetto al 2010, atte-
standosi intorno ai 3,3 miliardi di
euro.
I lettori italiani in meno sareb-
L
bero oltre 730mila. E contraria-
mente a quanto chiesto dal presi-
dente dell’Associazione editori,
Marco Polillo, il governo ha innal-
zato le aliquote Iva dal 21 al 22 per
cento.
Se le cose vanno male in Italia,
anche in Spagna la situazione del-
l’editoria è preoccupante: quotidia-
ni, radio, tv stanno attraversando
una grave crisi che ha portato al
crollo delle vendite e al calo delle
entrate pubblicitarie.
Cura dimagrante energica e do-
lorosa al quotidiano di orientamen-
to socialista
El Pais
nato nel 1976
e di proprietà del gruppo Prisa che
ha preannunciato il licenziamento
di un terzo del personale. Via 149
dipendenti su 466 (128 licenzia-
menti e 21 prepensionamenti) e ri-
duzione del 15% delle retribuzioni.
Il comitato di redazione attacca pe-
rò anche la gestione del giornale.
In Italia l’entità della crisi è do-
cumentata dall’Inpgi secondo la
quale circa 60 aziende hanno fatto
ricorso nel 2012 allo stato di crisi
che ha permesso di effettuare pre-
pensionamenti, ricorrere alla cassa
integrazione e ai contratti di soli-
darietà. Sono stati coinvolti in que-
ste operazioni circa 1.145 giorna-
listi, di cui circa 720 solo in
Lombardia.
Ci sono timori per i piccoli e
grandi giornali. La Rcs, che tra bre-
ve presenterà il nuovo piano indu-
striale, ha già operato la chiusura
del quotidiano freepress
City
ed ha
concordato con il sindacato il ri-
corso alla cassa integrazione spe-
ciale per 16 giornalisti, ricollocan-
done 2 all’interno del gruppo
Rizzoli.
Nel frattempo la Rcs Periodici
ha siglato un’intesa su 21 esuberi
passati in cassa integrazione con la
finalità del prepensionamento. A
partire dal primo febbraio 2102 per
i 255 giornalisti del quotidiano del-
la Confindustria
Il Sole 24 Ore
si
sta applicando...
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2
Aiuto! Ecco la crisi ai tempi dei social network
i vogliono le spalle larghe per
sopportare l’annichilimento
mediatico che piove ogni giorno da
giornali, tv, radio, internet e social
network. Crisi economica, spread
altalenante, paesi in bilico, l’intera
Europa che barcolla, violenza e cri-
minalità che aumentano in modo
direttamente proporzionale all’im-
poverimento generale e all’incertezza
imperante, l’estremismo islamico che
uccide, si allarga a macchia d’olio e
lavora per conquistare tutto il con-
fine meridionale europeo nel silenzio
e nel disinteresse generali, l’antise-
mitismo che riesplode nel cuore
dell’Europa, la Siria che tortura e
massacra i suoi bambini, l’Iran che
C
stampa, sapere, scrivere, ragionare.
In una parola, lavorare. Sì, ma oggi
non mi va di lavorare. Oggi mi
prendo una pausa e vesto i panni
dell’altra me: la cittadina, la donna,
la madre, la moglie, la persona che
combatte la battaglia quotidiana per
la vita, una battaglia che si è fatta
sempre più difficile e che è scandita
da domande oramai divenute osses-
sive: ce la faremo anche questo me-
se? L’euro sopravviverà? Siamo in
grado di pagare tutto? I conti sono
in ordine? I documenti fiscali sono
a posto? Questa medicina sarà pre-
scrivibile? Possiamo permetterci
questa visita urgente? Ci saranno
prodotti in offerta al supermercato?
Questo lavoro me lo pagheranno?
Quanto costa la benzina oggi? Pren-
do la macchina o vado a piedi?
Quale scuola per nostro figlio? Ce
la facciamo a fargli fare un’attività
extrascolastica? Come pagheremo
il mutuo se la crisi peggiorerà? Che
faremo se dovessimo ammalarci?
Dormirò stanotte? No, penso di no.
Meglio prendere le gocce. È così che
il cittadino subisce sulla propria pel-
le una realtà su cui ha un potere li-
mitato, come le notizie di cui gior-
nalisti e commentatori parlano e
dibattono in tv e sulla carta stam-
pata, spesso con il distacco di chi
sta comunque dall’altra parte della
barricata, anche se poi, di fatto, non
è così. Perché, con le dovute propor-
zioni, nei guai fino al collo ci stiamo
tutti e la rabbia si diffonde in modo
assolutamente democratico: senza
distinzione di classe, ceto, reddito.
Ma, d’altronde, come si fa a rima-
nere calmi con gli scandali che tra-
volgono l’Italia da nord a sud, i par-
titi che si disfano, le faide interne, le
scaramucce tra rappresentanti del
vecchio establishment (incollati alla
propria inutile superbia)...
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2
di
VALENTINA MELIADÒ
di
SERGIO MENICUCCI
La situazione è molto
difficile in tutta Europa.
E in Italia l’entità
del problema
è documentata
dall’Inpgi, secondo
la quale circa 60
aziende hanno
fatto ricorso nel 2012
allo stato di crisi
Ultimaboiata,Nobel per laPaceallaUe
K
I Premi Nobel per la Pace sono
un po’ come le attenuanti generiche nei
procedimenti penali: non si negano a
nessuno.
Sarà per questo che il comitato norve-
gese ha deciso di attribuire quest’anno
il riconoscimento all’Unione Europea. La
stessa che si è distinta negli anni per la
scandalosa gestione dei flussi dei mi-
granti, della crisi Yugoslava e di quella
del Kosovo, e anche della destituzione
con annesso assassinio di Muhammar
Gheddafi. Effettivamente, a giudicare da
come l’Ue sta gestendo la crisi finanzia-
ria, un Nobel per l’Economia non era
nemmeno pensabile. E, tutto sommato,
di premiati non-sense ce ne sono stati a
bizzeffe in passato: persinoYasser Ara-
fat (dopo una vita trascorsa a finanziare,
sostenere e proteggere il terrorismo in-
ternazionale), aveva avuto il Nobel per
essersi riscoperto statista sulla via di
Camp David.
Certo, per un’istituzione che da 60 anni
garantisce la pacifica convivenza di na-
zioni che si sono sempre fatte la guerra,
un Nobel per la Pace sembrava dove-
roso. Ma quella è l’Uefa, mica l’Ue.
gioca indisturbata al piccolo chimico
con buona probabilità di essere pre-
sto in grado di cambiare drastica-
mente la cartina geografica del Me-
dioriente, e molto, molto altro. In
mezzo a questa bufera quelli che rie-
scono a tenere la testa fuori dall’ac-
qua sono i giornalisti, che si cibano
dello stesso veleno che distribuisco-
no con una certa estraneità, come i
medici che a forza di vederne di tutti
i colori smettono di immedesimarsi
e impietosirsi. Bisogna pur soprav-
vivere. So bene che per il giornalista
la priorità è la notizia, la rassegna