Libia nell’incertezza:   i risultati elettorali

Nonostante le pessime notizie che giungono da Tripoli in merito alla sicurezza e all’ordine pubblico, la Commissione elettorale nazionale è riuscita a terminare i lavori nei tempi prefissati e l’altro giorno ha reso noti i risultati definitivi delle elezioni politiche svoltesi il 25 giugno scorso.

Il ruolo delle milizie, quale surrogato di forze istituzionali regolari, è sempre più penetrante nella fragile struttura di sicurezza statale. I recenti scontri avvenuti presso l’aeroporto della Capitale, da giorni chiuso al traffico aereo, vedono contrapposte le milizie di Zintan, che controllano lo scalo dal 2011, a quelle di Misurata. Sono state impiegate armi pesanti e si sono contati almeno tre morti.

La settimana precedente in pieno centro si sono protratti scontri questa volta generati da una reazione della milizia di Janzour a una precedente operazione condotta da forze del ministero dell’Interno per contrastare la criminalità nell’area di Palm City. In particolare, sembrerebbe che le forze impegnate nell’operazione appartenessero alle milizie di Zintan e che nel corso di un controllo queste abbiano arrestato un esponente della milizia di Janzour, perché trovato in possesso di armi in un’auto senza documenti. Da questo episodio si è scatenato un vero e proprio combattimento anche con l’utilizzo di mortai, che si è concluso con un morto e numerosi feriti.

Le elezioni di giugno, comunque, si sono svolte senza disordini. Le precedenti, nel 2012, che si erano tenute con un particolare sistema misto proporzionale e maggioritario, avevano riservato 80 dei 200 seggi del Congresso a candidati rappresentanti dei partiti politici e i restanti 120 a candidati indipendenti. I partiti laici, rappresentati in particolare dall’Alleanza delle Forze Nazionali, ottennero un buon successo mentre quelli a orientamento islamico subirono una sconfitta dovuta principalmente allo scarso radicamento sul territorio e alla eccessiva frammentazione. Ciò nonostante, la componente a matrice islamica è riuscita a incidere sulle decisioni politiche. La confusione dei ruoli ha comportato dapprima l’immobilismo del Congresso e poi la necessità di giungere a nuove elezioni.

Per superare il sistema partitico, la nuova legge elettorale ha destinato la quasi totalità dei seggi a candidati indipendenti. Le votazioni, cui hanno partecipato circa un milione e mezzo di cittadini libici, si sono concluse con l’elezione di 60 parlamentari fedeli al movimento di Mahmoud Djibril (liberali), 22 parlamentari orientati al movimento federalista cirenaico (liberali), 10 parlamentari legati ad Ali Zeidan (liberali) e circa 21 parlamentari di diverse correnti islamiche. Infine, 78 parlamentari non sono riconducibili ad alcun movimento politico. I dati definitivi si riferiscono a 188 seggi in luogo dei 200 previsti, in quanto alcuni non sono stati assegnati per irregolarità nelle fasi di voto. I dati sono sostanzialmente di nuovo a favore delle coalizioni laiche la cui affermazione si spera possa dare stabilità ad un quadro politico-istituzionale ormai deteriorato.

Il nuovo parlamento dovrebbe ricevere le consegne da quello uscente entro la prima metà di agosto. La persistente debolezza dell’Esecutivo, la proclamata volontà federalista della Cirenaica, i problemi di sicurezza interna e la difficile congiuntura economica legata al blocco parziale delle esportazioni petrolifere rendono non facile l’avvio dell’irreversibile processo di democratizzazione e ancora più lenta la ricostruzione del settore pubblico, privo di una chiara struttura decisionale.

Al di là dei risultati che sono usciti dalle urne, è fondamentale che tutta la Comunità internazionale continui a indirizzare ogni sforzo possibile per contribuire alla ripresa del funzionamento delle Istituzioni del Paese. L’Italia, in particolare, si sta impegnando circa la formazione di unità di fanteria nell’ambito di un ambizioso piano di ricostruzione dell’esercito cui partecipano anche Stati Uniti, Inghilterra e Francia nonché all’addestramento delle forze di polizia da parte dei carabinieri.

La prossima scadenza sarà l’approvazione della Costituzione da parte dell’Assemblea composta da 60 membri equamente ripartiti per regione di provenienza. La conclusione dei lavori, inizialmente prevista per la fine di agosto, è stata rimandata a dicembre. Sarà un’altra grande sfida per il futuro della Libia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44