Identità e buonismo   “multiculturale”

Il sistema di vita di un paese è fondato sull’accettazione del suo Ordinamento Giuridico da gran parte della popolazione. Solo la piena condivisione della “norma” dà ragione alla forza dissuasiva dello Stato. Questo concetto giuridico dai profondi sviluppi sociali trova la sua piena validità financo nei sistemi autocratici. Dovrebbe, quindi, essere pienamente riscontrabile anche nelle democrazie del tipo occidentale ma, ahimè, problemi di falsità e buonismo multiculturale stanno mettendo a serio repentaglio oltre che l’ordinamento giuridico anche la nostra stessa Identità. I flussi migratori che hanno interessato l’Europa nell’ultimo decennio, in particolare l’Italia, stanno cambiando velocemente il tessuto culturale su cui si fonda la nostra società. Perché una qualsiasi comunità resti insieme, c'è bisogno di unicità di valori sociali, d’"identità" fondamentale condivisa dai più.

Solo su questo concetto si basa la concezione di essere e sentirsi cittadini e popolo di una nazione.

Il Mediterraneo e il Medio Oriente, con la presenza di uno Stato Islamico (non ancora riconosciuto, ma pienamente efficiente e attivo!), sta mostrando di essere artefice ancora una volta di un nuovo Confronto tra civiltà, del quale nessuno ne vuol parlare. Anzi, con falso buonismo, le forze disgreganti inneggianti al pensiero marxista (sempre esistente) continuano a proporla come una priorità assoluta in nome di una supposta Sfida al Multiculturalismo! All’idea cioè che possa esistere una società basata su differenti culture anche diversissime tra di loro, dimenticando però che l’ordinamento giuridico preposto a gestire i processi sociali di comune convivenza sono basati su profonde matrici culturali, prodotto di valori storici propri di certe culture ma non di altre; e che le società, nel loro insieme, sono tenute insieme principalmente dalle regole, dai codici e dalle Costituzioni, perché si identificano nel retaggio culturale, nella storia, nelle radici emotive e nei valori storici che hanno generato il quadro giuridico di riferimento. Nella sostanza, le regole, le leggi, l’ordinamento sociale di una nazione funziona solamente se le premesse di natura culturale sono parte del retaggio del popolo cui vengono applicate.

Le società occidentali attuali, per contro, vanno sempre più verso un progressivo scioglimento dei loro valori identitari, dell’imbastardimento della loro tradizione culturale, cercando di dare sempre più credito all’interpretazione delle regole secondo nuove e parziali visoni e a chi è destinato ad amministrarle. Tra i tanti “imbastardimenti” l’Inghilterra è il caso più emblematico: dall’anno scorso si è avuta una vera e propria nuova interpretazione giuridica della fattispecie di riferimento, aprendo alle comunità musulmane delle leggi ad hoc nel merito dell’eredità e del valore della figura della donna in ambito “testimonianza”. In entrambi i casi, infatti, seguendo il dettame coranico proprio del mondo islamico, l’ordinamento giuridico inglese, per i musulmani che ne faranno richiesta, semplificando (molto semplificando!) considererà la Donna di valore pari alla metà di quanto sia considerato l’uomo!

E’ da sempre che il sogno multiculturale ha bisogno di una società senza valori e senza storia, che possa costituirsi e reggersi solo su regole universali allo stesso livello dei valori supremi. Ma se gli Stati Uniti e in Canada hanno rappresentato la fine del multiculturalismo, la nuova e massiccia presenza di immigrati di cultura musulmana in Europa riapre nuovi interrogativi sulla valenza della propria cultura e identità. L’intera politica dell’immigrazione e dell’accoglienza praticate in Europa ha dato pieno respiro, infatti, alla realizzazione del sogno multiculturale; cioè l’instaurarsi della convinzione che l’integrazione non significhi far assimilare ai neo arrivati i tratti culturali del nostro essere quotidiano, cioè gli unici che possono produrre anche il rispetto delle loro regole tale da poter consentire all’immigrato di sentirsi cittadino italiano in un tempo ragionevole, ma bensì aprirsi a culture diverse affinché l’immigrato possa continuare a vivere secondo la propria tradizione e la propria identità.

Di nuovo la Gran Bretagna ci fa da specchietto, dove alle comunità islamiche è stata riconosciuta in tempi brevi (tre anni) l’acquisizione della cittadinanza, ma contemporaneamente anche la facoltà di applicare all’interno della comunità musulmana alcune regole della sharia che, essendo divenute normativa interna, sono “intoccabili” anche quando vanno a intaccare i caposaldi della giurisprudenza libertaria occidentale (casi di prostituzione, concubinaggio-poligamia non ufficiale, violenze sulle donne, pedofilia parentale, etc. rimasti non perseguibili perché commessi in ambito musulmano!). Senza contare poi il numero di musulmani inglesi, molti convertiti, che sono andati ad alimentare le file di Jihadisti dell’Isis di Al-Baghdadi!

(Fine prima parte)

 

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44