Il sogno di Hollande: la   Grandeur della Francia

In Europa è nel mirino dei falchi della nuova Commissione di Juncker per aver sforato i limiti sul debito pubblico, in Francia è al minimo dei consensi popolari dopo lo scandalo per la sua tresca amorosa con l’attrice Julie Gayet, ma Francoise Hollande, sul solco di tutti i presidenti che lo hanno preceduto all’Eliseo, persegue il sogno della grandeur francese nel mondo. Prima di arrivare a Brisbane, per il G20 e gli incontri con il premier australiano Tony Abbott, il presidente francese è voluto volare a Noumea, capitale della Nuova Caledonia, una delle dipendenze francesi nella regione del Pacifico, L’isola divenne possedimento francese nel 1853; negli ultimi decenni le popolazioni autoctone hanno rivendicato l'indipendenza da Parigi che ha risposto concedendo maggiore autonomia e ha autorizzato un referendum popolare per definire lo status della comunità che dovrebbe svolgersi nel 2018.

La Nuova Caledonia è solo uno dei tanti possedimenti francesi d’oltremare che si estendono in ampie zone del globo da oriente ad occidente, tanto che a Parigi amano dire che dove sventola il tricolore transalpino non tramonta mai il sole. I domini della Francia d'Oltremare si compongono di diverse tipologie di amministrazione; 5 sono i Dipartimenti d'oltremare, dove l’amministrazione viene gestita da prefetti inviati dalla Francia: questi sono Guadalupa e Martinica nei Caraibi, la Guyana francese a nord del Brasile, Riunione e Mayotte nell’Oceano Indiano. Parigi ha concesso una certa autonomia a 5 Collettività d'oltremare: Saint-Pierre e Miquelon nell’Oceano Atlantico, Saint-Barthélemy e Saint-Martin nei Caraibi, la Polinesia Francese, Wallis e Futuna nell’Oceano Pacifico. 1 Territorio d'oltremare in Antartide; 1 Collettività sui generis, la Nuova Caledonia nell’Oceano Pacifico e 1 proprietà demaniale dello Stato, amministrata direttamente dal ministro per gli affari d’oltremare, l’Isola Clipperton nell’Oceano Pacifico.

I domini d’oltremare costano ogni anno ai contribuenti francesi circa 2,5 miliardi di Euro, cifra che è aumentata negli ultimi anni provocando un’ondata di critiche soprattutto in era di spending review. Ma il governo Hollande e prima ancora quello di Nicolas Sarkozy hanno fatto della politica della “grandeur” francese, in particolare di mantenere lo status di potenza globale, uno dei cavalli di battaglia, raccogliendo molti consensi tra i settori più nazionalisti della Francia. Anche in parlamento, quasi tutti i gruppi politici sostengono con convinzione la politica d’oltremare, considerata di interesse strategico per il Paese. L'esercizio della sovranità di Parigi su vaste aree del globo, che vede impegnati grandi risorse e mezzi – una consistente parte della flotta della marina militare è schierata in quelle basi - rappresenta certamente un costo oneroso per il bilancio transalpino in tempi di crisi, ma i parlamentari francesi lo considerano un investimento per il futuro, un'opportunità storica per la crescita e l'espansione della Francia, come hanno scritto in un recente rapporto approvato a grande maggioranza dal Senato.

La Francia, con le sue dipendenze d'oltremare nel Pacifico, nei Caraibi, nell’Oceano Indiano e nell’Atlantico, vanta la seconda più grande zona economica esclusiva del mondo, dopo gli Stati Uniti, con 11 milioni di chilometri quadrati, di cui più di 7 milioni solo nel Pacifico. I potenziali benefici economici di questi vastissimi possedimenti sono enormi; la Nuova Caledonia per esempio detiene da sola circa il 25 per cento delle riserve mondiali di nichel e i fondali marini del Pacifico orientale sono ricchissimi di materie prime. Già ora le aziende francesi sono molto attive in quelle aree; nelle acque a largo di Papua Nuova Guinea, la Technip sta effettuando scavi sottomarini e Total ha scoperto importanti giacimenti di idrocarburi. Anche nelle profonde acque tra Australia e Nuova Caledonia, la Francia ha avviato un programma di esplorazione in collaborazione con il governo australiano, denominato Extraplac, che ha permesso di scoprire nuove consistenti riserve di petrolio nei bacini Capel e Faust.

Meno pubblicizzata è l’attività francese d’oltremare nei settori del cyberspazio, dell'intelligence e della raccolta di dati sensibili e tecnologici, ad opera del ministero della Difesa e più in particolare della Direzione generale della sicurezza esterna (DGSE) - il servizio di spionaggio che salì alla ribalta della stampa internazionale nel luglio del 1985, quando agenti subacquei affondarono con cariche esplosive nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, la nave ammiraglia di Greenpeace, Rainbow Warrior, per impedirle di partecipare alle azioni di disturbo contro i test nucleari francesi nell'atollo polinesiano di Moruroa. Nel sabotaggio morì il fotografo di Greenpeace, Fernando Pereira. La DGSE gestisce una serie di stazioni e di basi di spionaggio elettronico e di intercettazione in tutti i possedimenti, tra le quali il grande centro presso la base aereo-navale di Tontouta, pochi chilometri dal capoluogo della Nuova Caledonia, Noumea.

La Francia ha interrotto i test nucleari militari nel 1998 e si è impegnata in un programma di bonifica delle scorie nucleari con i governi e le comunità dei paesi del Pacifico ed in collaborazione con l’Australia. Proprio con l’Australia, Parigi intende sviluppare programmi di cooperazione nel settore della difesa, in particolare per la sorveglianza marittima nel Pacifico. Le aziende francesi del comparto difesa, da Thales a Eurocopter, sono interessate anche alla vendita di materiale elettronico, elicotteri e sistemi d’arma alle forze armate australiane e degli altri paesi dell’area. E’ per questo motivo che Hollande ha voluto che lo accompagnassero nella sua visita in Australia e nel pacifico una fitta delegazione di imprenditori, di dirigenti del ministero della difesa nazionale e gli alti gradi delle forze armate francesi.

Il presidente francese ha chiesto al suo ministro degli Esteri, Laurent Fabius, di intensificare l’azione diplomatica anche verso gli altri paesi del pacifico, in particolare le piccole nazioni di Vanuatu, Kiribati, Niue, Tuvalu e le Isole Cook, per porsi quale referente privilegiato di quei governi nel panorama internazionale. Parigi ospiterà nel dicembre del prossimo anno i negoziati sul trattato sul clima, arrivati in una fase cruciale per la stessa sopravvivenza di molti stati insulari. Al riguardo, Hollande ha annunciato a Noumea lo stanziamento francese di un miliardo di Euro in favore del “Fondo verde per il clima (GCF)”, il nuovo programma globale delle Nazioni Unite per rispondere alle devastazioni causate dal cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo. Forse Hollande intende dimenticare con i successi della politica estera d’oltremare i dispiaceri che gli vengono da Bruxelles e dalle vicende interne francesi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44